Cinema
Cinema - Storie di donne
Margarethe von Trotta e La fuga di Teresa
La regista tedesca sceglie di raccontare un tipo di violenza di cui si parla poco per il suo debutto nella televisione italiana: quella delle donne
che giornalmente subiscono umiliazioni e prevaricazioni dentro le mura domestiche, dove una donna dovrebbe sentirsi al sicuro. Parliamo de La fuga di Teresa, una delle
pellicole scelte per la serie Mai per amore trasmessa da Rai1 .
RHO - Ha compiuto settant'anni a febbraio Margarethe von Trotta, tra le più grandi registe europee, autrice del portabandiera del cinema mainstream
femminista Sorelle - L'equilibrio della felicità e prima donna a vincere il Leone d'Oro a Venezia con Anni di piombo nel 1981. Nelle sue opere da sempre
si occupa dei problemi femminili nella società, quindi non stupisce la scelta di girare uno dei film della serie Mai per amore, prodotta da Claudia Mori
per Ciao Ragazzi e trasmessa da RAI1.
La fuga di Teresa racconta di una violenza psicologica che si consuma nella tranquillità di una famiglia borghese come tante.
Laura (Stefania Rocca) ha un lavoro che le piace, due figlie e un marito amorevole (Alessio Boni): una donna felice.
Ma la sua vita accanto all'uomo che ha amato non è più rosa e fiori: ha smarrito la sua voglia di vivere, piegata dagli psicofarmaci che lui le dà apparentemente
perché malata, in realtà per arginare il suo desiderio di affermarsi come donna.
Laura decide di togliersi la vita, con quello che vorrebbe far apparire come un tragico incidente, ma che poco convince la polizia e instilla il dubbio anche nella
figlia Teresa, che scappa di casa alla ricerca della verità sulla morte della madre.
La regista disapprova l'etichetta di femminista affibbiata al suo lavoro che preferirebbe fosse apprezzato per la sensibilità più che per il genere dei suoi personaggi.
Non si può negare tuttavia il suo forte interesse per il modo in cui madri, figlie e sorelle condividono momenti della storia familiare, confermato anche qui dalle
scene chiave che vedono insieme Laura, Teresa e la piccola Marta.
Gli specchi di Margarethe von Trotta da sempre uniscono e mettono in contrapposizione i personaggi, accentuando i problemi della storia, e anche in questo film
lo specchio è protagonista come foriero di ricordi, ma serve anche a restituire deformata l'immagine del poliziotto (Ninni Bruschetta), come deformati sono i
motivi che hanno portato alla morte di Laura.
Se nelle sue prime opere l'attenzione è incentrata su due donne come Katharina Blum e Christa Klages - che sfidano le convenzioni rifiutando un ruolo domestico, diventando
figure pubbliche scandalose - e nei lavori più recenti come Rosenstrasse - che ricostruisce la storia vera di un gruppo di donne che protestò contro la deportazione dei
propri mariti riuscendo ad ottenere la loro liberazione, dimostrando la potenza della solidarietà femminile - qui la Trotta dipinge il ritratto dolente di una donna
sopraffatta dall'uomo ha scelto di avere al suo fianco, spaventato dalla sua indipendenza.
Per il suo debutto nella televisione italiana, la regista sceglie di raccontare un tipo di violenza di cui si parla sempre troppo poco: "Spesso leggiamo di donne molestate,
picchiate, uccise dai loro stessi uomini, ma si racconta pochissimo delle donne che giornalmente subiscono umiliazioni e atti di prevaricazioni dentro le mura domestiche,
dove una donna dovrebbe sentirsi al sicuro", afferma.
Nonostante le difficoltà che la serie ha dovuto affrontare per la messa in onda, non scevra di polemiche, la regista tedesca sostiene "che sia molto coraggioso decidere di
trasmettere sulla rete ammiraglia della Rai una serie che affronta una tematica così dolorosa. E, di contro, è giusto che sia così, anche per contrastare
tutti quei programmi che pensano che l'emancipazione della donna passi soltanto attraverso un bel sedere. Ma quelle donne, si sa, non fanno paura, anzi...
A far paura sono quelle che vogliono usare la testa per far carriera".
Come Laura e altre donne caparbie, come la regista stessa, che nei suoi lavori riesce sempre a far trionfare in un modo o nell'altro la determinazione e la forza
d'animo femminile, è Teresa che riscatta la memoria della madre e ha la meglio sul padre, che non riuscirà a piegarla e domarla.
In alto nella foto, una sequenza di "La Fuga di Teresa" di Margarethe von Trotta
Roberta Tocchio
(19 aprile 2012)
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