ITALIA
ROMA
OMAGGIO A VITTORIA OTTOLENGHI
"La cosa che attira nella danza, quasi sempre inconsapevolmente, è che è
l'attività umana più vicina all'amore." In queste parole di Vittoria Ottolenghi - critica, giornalista, scrittrice e saggista scomparsa in questi giorni - è
racchiuso tutto il senso di un impegno profuso nell'arco di una vita per divulgare al pubblico il mistero e la bellezza di un'arte potente, troppo
spesso condannata ad un'elite di soli addetti ai lavori.
ROMA - Prima ancora che la danza, tutta la cultura italiana deve un grande tributo a Vittoria Ottolenghi, la più importante esperta dell'arte tersicorea italiana,
morta a Roma nei giorni scorsi.
Aveva 87 anni e anche se da tempo malata non ha mai interrotto la sua attività di scrittrice, critica, giornalista e saggista.
Il suo grande merito fu quello di portare la danza al grande pubblico, quel pubblico televisivo degli anni settanta, ancora affamato e vorace di cultura.
Per nulla didattica, il suo impegno fu una questione di etica e di civiltà.
"Dobbiamo amare la danza", ripeteva spesso e con ogni mezzo realizzò il suo sogno. Oltre al Festival di Spoleto, fu con la sua invenzione del luglio 1978 che
portò in ogni casa l'arte della danza: Maratona d'estate.
Il programma, che inizialmente andava in onda prima del TG1 delle 13:30, fu da lei realizzato e condotto per oltre vent'anni.
"Personalmente penso che essere totalmente estranea, in partenza, alla professione di danzatore sia stata, e sia tutt'ora, quel poco di forza e di credibilità
che possiedo. Un critico che è in realtà un ballerino fallito sarà sempre, visceralmente, invidioso di qualsiasi artista di successo nel campo della danza teatrale."
Nelle sue parole il segreto che gli permise di diventare molto amica dei danzatori, come dimostrano gli speciali legami instaurati con Rudolf Nureyev, Elisabetta Terabust,
Carla Fracci, Roberto Bolle, Moses Pendleton e molti altri artisti.
Di famiglia ebraica ed orgogliosamente antifascista, scampata alle leggi raziali fu anche una delle prime donne che riuscì ad accedere all'università.
Attivista in clandestinità del Partito Comunista ed iscritta all'USI (Unione Studenti Italiani), collaborò con Carlo Lizzani nell'organizzazione delle attività
e nella diffusione di materiale contro il regime.
"Mi è caduta la danza nel piatto!"
Laureata in letteratura inglese, seguì il marito oltremanica e, ritornata in Italia, si scoprì a sua insaputa grande amante dell'arte tersicorea di cui è
diventata una delle voci italiane più autorevoli.
Il suo primo incontro con la danza avvenne nel 1954 quando iniziò a lavorare all'Enciclopedia dello Spettacolo di Silvio D'Amico, come autrice e redattrice
per il settore danza e teatro musicale.
Due anni dopo cominciò la sua collaborazione con Paese Sera a cui negli anni seguiranno quella con Il Mattino, Il Resto del Carlino, L'Espresso, Musica Viva, Anna e
Prima Fila.
"Non esistono balletti "importanti" perché moderni, nuovi, avventurosi, e così via. Mi permetto di ricordarle che l'arte, al contrario della religione, non possiede mai
la verità rivelata."
Lungimirante da sempre, ha saputo interpretare il gusto degli italiani per l'arte e nei suoi scritti ha affrontato tutte le possibili nature dell'arte della danza, dal
classico, al moderno, dal contemporaneo all'hip hop.
Grazie Vittoria! Ci mancherai.
In alto foto di Massimo Cova.
Massimo Cova
(18 dicembre 2012)
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