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Vie traverse per risolvere l'irrisolvibile (parte quarta)
Si conclude con la quarta selezione di pellicole a cura di Anna Cassarino il tema "vie traverse per risolvere l'irrisolvibile", ma il viaggio attraverso la settima arte proseguirà con un nuovo tema e un'altrettanta nutrita selezione di film.
          

PATCH ADAMS (Tom Shadyac, 1998) Il film interpretato da Robin Williams è ispirato alla vera storia del medico clown americano, che da molti anni cura i suoi pazienti aggiungendo elementi fondamentali per la loro ripresa: l'attenzione e il buonumore. Hunter Doherty aveva scoperto quanto le risate aiutassero a lenire le sofferenze dei malati e influissero beneficamente sulle cure di qualsiasi tipo. Patch, che in inglese significa medicazione, cerotto, toppa, è stato il soprannome che lui stesso si è attribuito, alludendo al contributo che dava facendo divertire grandi e piccoli negli ospedali. Con lui è nata la clownterapia. Ha fondato il Gesundheit Institut per curare, del tutto gratuitamente, chi non se lo può permettere, col suo metodo olistico che dà molta importanza al rapporto umano. Ogni anno, con dei volontari, viaggia e si ferma negli ospedali per diffondere il suo metodo. Anche se il film è semplificato per i consueti scopi commerciali, è comunque piacevole da vedere e dà qualche dimostrazione di quanto anche nelle situazioni più dolorose si possa trovare qualche elemento per rasserenarsi e riprendersi, purché si sia disposti a cercarlo, trattenerlo e svilupparlo. Lo stesso Patch, che aveva sofferto molto, era riuscito a risollevarsi e ad uscire dalle situazioni difficili dopo aver scoperto la propria capacità di dare vera attenzione agli altri, facendoli divertire e divertendosi lui stesso.

INVICTUS (Clint Eastwood, 2009) Clint Eastwood ha dimostrato come regista una grande comprensione dell'animo umano, facendo conoscere un episodio significativo della vita di Nelson Mandela, che nella lotta all'apartheid in Sud Africa, ha capito quanto la violenza produca solo altra violenza e quanto sia importante la consapevolezza di sé e degli altri per ridurre i conflitti. Mandela è stato capace di assimilare tanto a fondo questa realtà che, una volta diventato presidente della sua nazione, ha cercato giustizia nel modo più evoluto che si possa immaginare, con i tribunali per la verità e la riconciliazione.
Nel film la neo-eletta guida del Sud Africa, interpretata da Morgan Freeman, applica la sua lungimirante visione su come favorire una convivenza pacifica fra bianchi e neri, in un settore nel quale la gente trova facilmente coesione: lo sport. Correndo il rischio di alienarsi subito il suo stesso elettorato, si oppone all'umano desiderio di rivalsa, che comincerebbe col cambiare nome e divisa alla squadra dei giocatori di rugby in crisi. Spiega che un simile gesto avrebbe offeso irrimediabilmente la popolazione bianca, che si identifica in loro, creando una nuova occasione di scontro. Si impegna a fondo nell'incoraggiare concretamente la fiducia dei giocatori bianchi e del loro capitano, facendoli avvicinare anche al pubblico dei neri. Col medesimo atteggiamento, vuole fra i collaboratori più stretti nel governo tanto i suoi alleati di sempre quanto gli antichi avversari. Il risultato è triplice: la vittoria ai mondiali di rugby della squadra sudafricana, un'attenuazione dei conflitti fra bianchi e neri, un grande lustro per l'immagine del Sud Africa.

DIVERSO DA CHI? (Umberto Carteni, 2009) Con Luca Argentero, Claudia Gerini e Filippo Nigro questa commedia divertente ed elegante tratta l'omo-e-bisessualità con grande finezza, e mostra anche come trasformare un rapporto di conflitto in una collaborazione, grazie ad un cambiamento del modo in cui si considera una persona.
L'aspirante sindaco uomo e omosessuale e la collega donna etero e tradizionalista sono inizialmente su posizioni che appaiono incompatibili e destinate unicamente alla rottura. Il compagno del primo, riflessivo e acuto, capisce che la seconda è intrattabile soprattutto a causa delle notevoli frustrazioni della vita e della meschinità di chi la circonda. Propone di provare con la gentilezza, invitandola ad una breve attività al di fuori delle strette competenze di lavoro, per poter stabilire un contatto di empatia. La donna accoglie con sorpresa e piacere la novità, dimostrando di essere disposta a collaborare. La vicenda procede con finalità comiche, ma resta un bell'esempio di come un cambiamento di prospettiva possa davvero trasformare i rapporti tra le persone. A qualcuno potrà sembrare ipocrisia, ma è invece un modo che richiede una grande capacità di mettersi nei panni altrui, di saper comprendere e ascoltare. Ben pochi sanno farlo, perché occorre smantellare meccanismi mentali consolidati. C'è un esempio di quanto gli stereotipi siano potenti, nelle scene in cui nessuno si accorge della nuova relazione sentimentale, nonostante l'evidenza dei fatti. Gli ipocriti del film sono i capi-partito, che agiscono unicamente per tornaconto, senza comprendere e sempre pronti a tradire. C'è una bella differenza!

KAGEMUSHA (Akira Kurosawa, 1980) Un film che tratta il tema della potenza del ruolo sulla vera personalità è Kagemusha, di Akira Kurosawa. Ambientato nel Giappone del '500, racconta di un ladro (interpretato da Tatsuya Nakadai) somigliante in modo straordinario ad un signore della guerra appena morto. Gli si fa assumere la sua identità, per evitare un attacco dei nemici, che approfitterebbero della vulnerabilità del feudo senza capo. L'uomo scampa così alla pena di morte ed impara rapidamente il ruolo con tanta efficacia da ingannare anche le persone più vicine a colui che interpreta. Entrando nella parte, anche il suo comportamento più istintivo cambia, diventando degno in tutto. Alla fine viene, però, scoperto e scacciato. Morirà in modo consono alla sua nuova identità.

Buona visione e i nostri migliori auguri di Buon Anno!

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Anna Cassarino
(8 gennaio 2016)


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