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CINEMA

Vie traverse per risolvere l'irrisolvibile (parte prima)
Inizia il viaggio nel cinema guidato da Anna Cassarino, alla riscoperta delle pellicole che possono aiutare a capire meglio l'animo umano. Questa prima tappa propone una selezione di film che, in modi differenti, impiegano vie traverse per risolvere l'irrisolvibile.
     

HYSTERIA (Tanya Wexler, 2011) Questa divertente commedia mostra quanto certi argomenti difficili, come la sessualità, spesso vengano rifiutati dalla coscienza e dunque ne siano rimossi, finendo nel fondo più buio dell'animo. Da lì emergono poi in modo distruttivo e come pregiudizi. Questo film mette a fuoco il pesante anatema che gravava sul piacere sessuale, ancora più opprimente per le donne ben oltre la fine dell'ottocento, epoca in cui si svolge la storia ispirata a fatti veri. Ben di rado persino le sposate provavano piacere a letto coi propri mariti maldestri e l'idea di provvedere da sole non poteva neppure affacciarsi alla loro mente, spaventata dall'ignoranza e dai veti religiosi oltre che sociali. La frustrazione di ogni loro aspirazione che non fosse quella di mogli e di madri vi si aggiungeva, provocando comportamenti bizzarri e anche aggressivi, che la medicina, rappresentata solo dagli uomini, classificava come isteria. Nei casi più gravi le donne finivano in manicomio o veniva loro tolto l'utero (hystéra, in greco), ritenuto la causa della loro irrequietezza. Le ricche signore potevano invece provvedere sottoponendosi a manipolazioni mediche (vere e proprie masturbazioni legali), effettuate nel film dai due protagonisti uomini (interpretati da Hugh Dancy e Jonathan Pryce), che paiono inconsapevoli quanto le donne della gigantesca ipocrisia perpetrata. Il più giovane dei due, Joseph Mortimer Granville, aveva inventato e brevettato nel 1883 un vibratore col quale aveva ottenuto ben migliori risultati. L'oggetto da allora era stato pubblicizzato sulle riviste perché terapeutico anche per mal di testa, nevralgie, rughe ed era venduto senza problemi.
La lezione di questo film, a parte l'umorismo e la finezza con cui è trattato il tema, è mostrare quanto sia possibile affrontare problemi che comunemente la gente respinge, usando degli stratagemmi o attraverso un avvenimento di forte impatto emotivo.

ANNA DEI MIRACOLI (Arthur Penn, 1962) E' la storia vera di una bambina dell'ottocento, che una malattia ha resa cieca e sorda nel secondo anno di vita. I genitori, non sapendo come comunicare con lei, rinunciano a educarla, lasciando che si comporti come un animale selvatico. Quando la ragazzina compie sette anni, vengono a sapere da un libro di Dickens che è possibile mandare a scuola anche bambini ciechi e sordi. Si decidono ad affidarla ad un'insegnante privata di nome Anna (interpretata da Anne Bancroft), che ha fatto i suoi studi in un istituto per ciechi dove lei stessa ha riguadagnato la vista. Probabilmente è stata anche la sofferenza per le proprie difficoltà di contatto col mondo, che hanno reso Anna particolarmente sensibile ed attenta al dramma che intuisce nell'intelligente ragazzina. Con grande pazienza ma altrettanta fermezza, persevera nel cercare di comunicare con lei e finalmente ci riesce, nonostante le enormi difficoltà che vengono anche dai genitori troppo condiscendenti e troppo poco fiduciosi. Il film termina proprio quando finalmente inizia il contatto della ragazza con il mondo, che nella realtà continua in modo straordinariamente fecondo, dato che prenderà una laurea e lavorerà come avvocato e attivista per molte nobili cause. Tra le altre questioni importanti, il film mette in evidenza quanto l'amore possa essere il peggior veleno, quando non è sostenuto dal desiderio di favorire l'autonomia della persona amata. Molto spesso, purtroppo, l'amore tende a legare troppo a sé, con i più diversi e mascherati lacci. Anna compie quello che sembra un miracolo perché ha la profonda consapevolezza di quanto siano terribili l'isolamento e la prigionia, di qualsiasi tipo.

IL MIO MIGLIORE AMICO (Patrice Leconte, 2006) Questo film a metà fra commedia e dramma mette a confronto due uomini di carattere e condizione sociale impari. Il primo è un affermato antiquario (interpretato da Daniel Auteuil) che ha tatto solo negli affari e sentimento unicamente per i begli oggetti. Il secondo è un tassista troppo emotivo (Dany Boon) sempre disponibile verso tutti. Hanno solo una cosa in comune: la mancanza di amici. Una sera, a una cena tra colleghi, la socia dell'antiquario gli rimprovera la totale mancanza di attenzione verso gli altri e ritiene che per questo lui non abbia neppure un amico, ma soltanto rapporti d'affari. L'uomo, punto sul vivo, afferma il contrario e accetta la scommessa di dimostrarlo entro dieci giorni. Per uno come lui, del tutto incapace di empatia, l'impresa ha dell'impossibile, ma la compie facendosi aiutare dal tassista incontrato casualmente, che è altrettanto solo ma per ragioni opposte. L'amicizia, come l'amore e tante altre cose della vita, ha poco a che vedere coi meriti. E' possibile che uno schema mentale mantenuto per tutta la vita, cambi almeno un po' alla fine? La conclusione del film lo ritiene possibile e incoraggia a mantenere un atteggiamento positivo, a dispetto di tutto.

IL DISCORSO DEL RE (Tom Hooper, 2010) Interpretato da Colin Firth e Geoffrey Rush, questo film aiuta a capire vari aspetti dell'animo umano, oltre a raccontare bene una storia interessante e realmente accaduta. E' quella del futuro re d'Inghilterra Giorgio VI (padre dell'attuale regina Elisabetta), che appena si trovava in una situazione di turbamento anche minimo, balbettava o ammutoliva. A niente erano servite le varie terapie tentate da medici paludati, mentre quella di un terapeuta empirico era riuscita ad ottenere buoni risultati, attenuando un problema che per un re era quanto di più penoso potesse esserci.
Il film mette in evidenza quanto il lato affettivo e istintivo di una persona segua percorsi irraggiungibili dalla sola ragione e quanto il corpo sia un importante comunicatore. La balbuzie, infatti, è una reazione fisica ad un disagio affettivo e la razionale buona volontà serve solo a perseverare nella ricerca di qualcosa che possa portare un po' di sollievo, mentre il miglioramento può venire solamente da un approccio che lavori su più fronti, vale a dire quelli che toccano sentimenti, istinti, creatività, corporeità. La comprensione di questo aspetto era ancora poco diffusa negli anni '30 in cui inizia la storia, ma aveva convinto il futuro re quando era riuscito a declamare senza problemi, quando era stata attivata la parte creativa del cervello con l'ascolto di un pezzo musicale. Il lavoro fatto con empatia da parte del terapeuta, coinvolgendo il corpo insieme alla psiche, era riuscito a far superare almeno in parte un problema che altrimenti avrebbe annichilito il protagonista. Parlare in pubblico era, infatti, il compito principale del suo ruolo di rappresentanza. Solo qualcuno proveniente da una cultura in cui le distanze sociali erano e sono poco marcate, l'Australia, poteva avere la capacità di superare le rigide barriere inglesi con esiti sorprendenti. Non c'è esortazione razionale o minaccia che possa riuscire a far cambiare le persone, a meno che non si convincano per proprio conto e manchi una virgola al compimento del passo. I miglioramenti possono avvenire solo con grande pazienza, empatia e lavorando su più livelli, avendo per base un'opportuna conoscenza della psiche.

Buona visione!

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Anna Cassarino
(4 dicembre 2015)


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