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Arte del Costume

Sonia Biacchi: architetture per i corpi
Linee, forme e volumi di ispirazione geometrica e minimalista si evolvono nel tempo in strutture sempre più vicine alle forme organiche: è il percorso in divenire di Sonia Biacchi, artigiana d'eccezione, i cui costumi nascono e vivono come parte integrante della rete di segni che compone i suoi spettacoli.

           

VENEZIA - Un'arte particolare, che richiede ingegno e maestria, grandi doti immaginative e capacità realizzativa al contempo, e che in rari casi va ben oltre i confini della mera decoratività.
Parliamo dell'arte del costume e di una professionista speciale, le cui creazioni possono a buon diritto definirsi "architetture per i corpi".
E' Sonia Biacchi, che a Venezia vive e lavora presso il Centro Teatrale di Ricerca che ha fondato nel 1983.

Come nasce un costume? Forme, struttura, tessuti, materiali e colori come si scelgono e si combinano nella tua mente per diventare opera vivente?
SB:
Dopo molti anni di ricerca, di apprendistato artigianale e di attenzione alle forme che si presentano in natura e nell'arte i miei costumi oggi nascono più dal "fare" che dalla mia mente.
E' dalla sperimentazione delle infinite possibilità combinatorie di forme da me precostituite, in bianco e nero o colorate, che nasce "dal vivo" il costume.
Potrebbe sembrare un processo casuale ma è in questa operazione - della quale non mi è dato stabilire i tempi, che entra in gioco tutta la mia sensibilità al servizio di forze inconsce, in un forte stato di tensione e insofferenza e in una condizione di sospensione della razionalità - che trovo quelle forme che "mi soddisfano" e che placano la mia ansia di ricerca che defluisce all'improvviso in un appagamento poetico ed etico.
Per essere meno astratta, dirò che le forme precostituite sono da me elaborate sulla base di un progetto appena abbozzato mentalmente.
Intelaio vele da surf di vari colori con stecche di balena per ottenere pezzi di tessuto con "memoria di forma", plissetto tessuti da vela rigidi, taglio forme nella pelle, costruisco materiali in carta pesta...
Oggi lavoro su progetti che definirei de-costruttivisti: strutture sempre più vicine alle forme organiche.
La nuova bellezza è estremamente instabile ed ambigua, fatta di dislivelli, di contrasti di contorsioni figurative, di volumi ripiegati su se stessi, in parallelo con l'essenza drammatica della vita.
Ieri mi acquietavo costruendo forme di impostazione geometrica e di area minimalista dalle linee e dai volumi essenziali, dai colori neutri, costituiti da materiali dalle forme semplici. I tempi cambiano e noi con essi.
Una volta cercavo sicurezze, oggi assecondo il caos, convinta che l'essenza della spiritualità stia nel suo brancolare.

           

Che rapporto s'instaura tra i tuoi costumi e lo spazio scenico, in particolare la luce?
SB:
Concepisco lo spettacolo come il risultato di un lavoro di astrazione mirato a ricreare una rete di nudi segni.
Tutti gli elementi scenici (costumi compresi) e tecnici che lo compongono, indagati nella loro interazione, partecipano a pari merito alla sua elaborazione.
Si tratta di ottenere una struttura rigorosamente musicale, nella quale le varie discipline si fondono in una totalità architettonica e in una calcolata commisurazione delle parti per una narrazione che non poggia sui codici della razionalità, ma che fa riferimento ad una dimensione più onirica che logica, rivolta direttamente all'inconscio dello spettatore.
Considero la luce materia tridimensionale con peso e volume propri.
Dovendo individuare attraverso il filtro del tempo le principali linee giuda e le scoperte acquisite nel fare teatro direi che esse riguardano i rapporti tra drammaturgia e tecnica.
In particolare tra drammaturgia e tecniche sceniche: si tratta di fare teatro in assenza di un testo, nella consapevolezza che la scena, la luce, il suono e le forme hanno un'autonoma capacità di costruzione drammaturgia ed è possibile organizzarli e relazionarli in termini propriamente teatrali; le tecniche legate a quelle sfere espressive influiscono sulla poetica e struttura del pezzo.

E in che rapporto si pongono i costumi con il corpo e il movimento dell'attore/danzatore?
SB:
Danzatore + costume è un'entità specifica. Si tratta della capacità del danzatore di trasformare la sua identità in un processo di immedesimazione totale del corpo "altro" con la struttura di cui avverte il peso specifico.

Questo numero è dedicato alla diversità: che ruolo gioca questo valore nella vita e nell'opera di Sonia Biacchi?
SB:
Oggi non mi sento diversa dagli altri, sono gli altri che mi fanno notare che mi sentono diversa.
Questa mia condizione è il risultato di tutto un percorso che ho fatto durante il lungo tragitto della mia vita.
Per molto tempo mi sono sentita disorientata ed inadeguata alle richieste di "presenza" che venivano poste essenzialmente da me e dagli altri; ho imparato a riconoscermi, ad essere là dove non mi sento a disagio, a non affrontare prove per le quali non sono adeguata ed ad assecondare con forza e con stupore il flusso della vita.

Grazie Sonia.

Sonia Biacchi è coreografa-costumista.
Produce molti spettacoli di teatro danza in Italia e all'estero con nomi quali Gheorghe Iancu, Paolo Koss, Atsushi Takenouchi.
Conduce la sua ricerca sull'arte contemporanea nelle varie forme in cui essa si esprime. Dal 1973 al 1982 dirige il Gruppo di Animazione Insieme, composto da assistenti sociali, danzatori, musicisti, pedagoghi, insegnanti.
Memorabile rimane l'allestimento del Parco della fantasia nella sede del Palazzo Savorgnan Manfrin a Cannareggio (Venezia, 1973).
Nel 1983 fonda a Venezia il CTR (Centro Teatrale di Ricerca), che si contraddistingue come "teatro d'immagine o di figura" e ha come scopo la formazione nel campo del teatro, la produzione e la distribuzione di spettacoli.
La creazione di una realtà poetica immaginifica e stupefacente che non utilizzi la parola ma che si origini dalle forme in movimento sulla scena, sincronizzate con il ritmo musicale, temporale e il corpo in movimento dei danzatori è da sempre la caratteristica di tutte le sue produzioni.
Con i suoi costumi Sonia produce spettacoli, rappresentati in diverse città europee, quali Venezia, Torino, Napoli, Wolfsburg, Stoccarda, Vienna, Lione, Monaco.
Le sue opere sono esposte in mostre monografiche a Napoli, Ercolano, Monaco, Valencia, Buenos Aires. A chi le chiede quali forme artistiche e quali maestri abbiano influenzato il suo percorso, risponde: "Oskar Schlemmer, Alberto Viani, Alexander Calder, Santiago Calatrava, la cultura orientale nelle sue varie espressioni... ma è così complesso e misterioso il processo attraverso cui si acquisisce un proprio stile che penso non sia possibile rispondere.
Se si continua a tenere accesa la propria attenzione verso gli stimoli che costantemente sono sotto i nostri occhi, la formazione non ha mai fine e le sue radici non sono districabili."


C.T.R. Centro Teatrale di Ricerca
Ex convento dei SS. Cosma e Damiano
Giudecca, 621 - 30133 Venezia

www.ctrteatro.com


In alto nelle foto, creazioni di Sonia Biacchi. Nell'ordine, foto di Akiko Miyake e Kristine Thiemann.

Daniela Bestetti
da I QUADERNI di Nuova Scena Antica
Anno 5 Numero 4



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