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I sistemi rappresentazionali
Quando ci guardiamo intorno, ascoltiamo qualcuno che ci parla, oppure osserviamo delle situazioni o un paesaggio, riproduciamo nella
nostra mente le immagini, le sensazioni e i suoni che abbiamo avvertito. Ogni persona è come una spugna che assorbe ciò che osserva in un modo unico e diverso,
ma possiamo dire che tutti generalmente utilizziamo i nostri 5 sensi per prendere contatto con il mondo esterno e per filtrare le proprie esperienze e sensazioni.
MILANO - Quando ci guardiamo intorno, ascoltiamo qualcuno che ci parla, oppure osserviamo delle situazioni o un paesaggio, riproduciamo nella nostra mente le
immagini, le sensazioni e i suoni che abbiamo avvertito.
Ogni persona è come una spugna che assorbe ciò che osserva in un modo unico e diverso, ma possiamo dire che tutti generalmente utilizziamo i nostri 5 sensi per
prendere contatto con il mondo esterno e per filtrare le proprie esperienze e sensazioni.
Secondo la P.N.L. (Programmazione Neuro Linguistica) possiamo dividere i canali attraverso i quali filtriamo il mondo esterno in 3 tipologie:
- Canale visivo: pone la vista come senso predominante.
- Canale auditivo: è l'udito che ci mette in contatto con il mondo esterno.
- Canale cinestesico: filtra il mondo esterno attraverso sensazioni corporee, tatto, olfatto e gusto.
Il sistema visivo (Visual , spesso abbreviato "V") utilizza il senso della vista per osservare il mondo all'esterno, e in questa modalità di osservazione e
filtraggio viene definito sistema visivo esterno.
Quando in un secondo momento utilizziamo questo canale per riprodurre mentalmente delle immagini in una modalità di visualizzazione su schermo mentale
viene definito sistema visivo interno.
Il sistema auditivo (Auditory, spesso abbreviato " A") può essere anch'esso suddiviso in sistema auditivo interno ed esterno.
Si definisce sistema auditivo interno quando creiamo suoni nella nostra mente, quindi non realmente udibili all'esterno, ma riprodotti al nostro interno.
Si definisce invece sistema auditivo esterno il sistema di ascolto di suoni realmente udibili nel mondo circostante e "registrati" da nostro senso dell'udito.
Il sistema cinestesico (Kenestetic , spesso abbreviato " K ") può essere definito esterno quando utilizzato per filtrare sensazioni corporee tattili, ad esempio
relative alla percezione fisica della temperatura esterna, consistenza ed umidità.
Quando invece siamo in una modalità mentale del ricordo, possiamo parlare di sistema cinestesico interno, perché riproduciamo sensazioni ed emozioni a livello corporeo
anche se non si stanno verificando in quell'istante nel mondo circostante.
Comprendere a quale di questi canali apparteniamo ci aiuta a conoscerci meglio, e può essere di grande importanza per capire meglio le persone che amiamo, in famiglia,
nelle amicizie o nel mondo del lavoro.
Andiamo a scoprire nel dettaglio le caratteristiche di questi differenti metodi di filtraggio della realtà.
Una persona visiva utilizza principalmente il senso della vista, di conseguenza sarà una persona che memorizza molto facilmente immagini, luoghi, insegne, vie e
tenderà ad essere molto poco distratta dai suoni o rumori circostanti.
Allo stesso tempo un visivo tende a scordare facilmente indicazioni o istruzioni verbali, proprio perché l'udito non è il suo senso primario; la concentrazione è al
massimo a livello visivo e di conseguenza può tendere a distrarsi nell'ascoltare.
Una persona visiva dà importanza all'estetica, al come avvengono le cose e negli studi si troverà senza difficoltà a memorizzare sfruttando il dono della cosiddetta
"memoria fotografica".
Tendenzialmente un visivo muove gli occhi spesso lateralmente verso l'alto quando parla.
Un auditivo ama invece ascoltare, ricevere istruzioni o indicazioni verbali, risponde volentieri alle domande, si concentra sui suoni e sul tono della voce
del suo interlocutore.
La sua voce è spesso chiara, espressiva, risonante, e nel parlare muove spesso gli occhi lateralmente ad altezza centrale.
Ama le conversazioni telefoniche e ama la musica e il suo metodo di apprendimento è sicuramente tramite l'ascolto.
Il cinestesico gradisce il contatto fisico e predilige la comodità delle cose rispetto al loro aspetto ed estetica.
Gesticola in modo lento, e lenta è anche la sua respirazione, di solito addominale e profonda.
Parla spesso con un tono basso di voce non temendo lunghe pause e muove gli occhi lateralmente verso il basso.
Immaginate quanto questo possa essere utile per interpretare meglio le persone che ci circondano e per comunicare meglio con loro.
Questo insegnamento della P.N.L. è utilissimo anche nella comunicazione con i propri mariti, parenti e figli.
Se ad esempio ci rendiamo conto che abbiamo un figlio visivo, sarà importante per comunicare al meglio con lui assumere una postura eretta, utilizzare movimenti
veloci e dinamici, gesticolare molto in modo descrittivo e vivace e parlare con un tono di voce alto, senza troppe pause e puntare la scelta delle parole su frasi di questo tipo:
- Hai visto che...
- Vediamo di fare...
- Vediamo di capire...
- Immagina che...
- Guardiamo insieme...
Se viceversa osservando il proprio figlio ci sembra un auditivo, allora sarà meglio utilizzare un variabile ritmo, tono e volume di voce quando parliamo,
quasi come una musica che attiri la sua attenzione, e sarebbe ideale utilizzare frasi del tipo:
- Hai sentito...
- Mi suona bene...
- Ascolta quello che ti dice...
- Senti che siamo in sintonia...
Se infine ci troviamo a comunicare con un figlio che predilige il canale cinestesico faremo attenzione ad utilizzare un tono ed un volume di voce bassi,
un ritmo lento con l'utilizzo di diverse pause, respirando profondamente "di pancia", con una gestualità minima, se non del tutto assente, e una postura rilassata e implosiva.
In questo caso sarà perfetto utilizzare frasi come:
- Sento che questa cosa andrà bene...
- Come senti questa situazione...
- Mi puzza questa cosa...
- A pelle mi piace...
- Vorrei toccare con mano...
- Che gusto c'è nel...
Proviamo a sintonizzarci con chi ci circonda e soprattutto con le persone che abbiamo maggiormente vicino, potremmo finalmente scoprire che alzare la voce non è sempre
l'unica soluzione per farci ascoltare, che a volte piccole attenzioni ci aiutano a creare armonia intorno a noi e a lasciare un po' il senso di controllo
sugli altri, per scoprire piccole tecniche utili al fine di ottenere una comunicazione efficace.
La foto in alto è tratta dal sito
http://www.jumpwithjill.com/why-we-rock/
Monica Bianchini
(1 luglio 2013)
Alcuni diritti riservati
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