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TEATRO

Qui e ora, qui e allora.
Un percorso quasi trentennale nelle arti performative segna l'attività di Lenz - oggi Lenz Fondazione - distinta da una ricerca rigorosa e una raffinata poetica che fonde teatro, poesia, musica e installazione visiva. A Parma, con la direzione artistica di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto.

PARMA - Un edifico industriale nella periferia storica di Parma, che ha mantenuto intatte le sue caratteristiche architettoniche originali, ospita dal 1988 Lenz Teatro, diretto da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto. "Memoria del lavoro. Luogo del teatro" è una definizione in cui Lenz riconosce la propria poetica di ricerca fondata sulla riflessione e relazione tra drammaturgia e spazio progettato, tra attore e spettatore, tra percezione e creazione.

Come vi siete incontrati e che cosa vi ha mosso alla creazione di Lenz - prima Rifrazioni oggi Fondazione - scegliendo quel determinato tipo di sede per la vostra attività?
MFM:
Il nostro percorso artistico è iniziato a metà degli anni ottanta nelle stanze/galleria di un grande appartamento nel centro storico di Parma. La scelta di lavorare in spazi non convenzionali è rimasta nel tempo una nostra nitida cifra stilistica. Ma oltre alla "glorificazione" dell'identità spaziale dei luoghi attraversati nelle nostre mise-en-site, nei primi anni novanta abbiamo sentito prioritaria la necessità di avere un luogo di lavoro "stabile", in cui creare le nostre opere senza i vincoli legati alle comuni tipologie teatrali. Una vecchia fabbrica di circa 1000 mq situata nella periferia storica della città, ristrutturata lasciandone intatti i segni del tempo, è diventata la nostra officina creativa e la sede permanente delle nostre attività.



Oltre alla presentazione dei nostri spettacoli, alla realizzazione dei laboratori pluridisciplinari, dal 1996 abbiamo aperto un dialogo attivo con la scena contemporanea internazionale, attraverso la direzione di un festival - da noi curato - dedicato alle nuove ricerche artistiche. Natura Dèi Teatri è un progetto di produzione e riflessione sullo stato dell'arte contemporanea. Il nostro spazio fisico ed espressivo viene attraversato dalle esperienze estetiche più innovative nell'ambito delle performing arts europee. Gli artisti sono invitati a produrre lavori ad hoc per il festival, stimolati da impulsi concettuali suggeriti dalla nostra visione poetica.

Avvicinando la vostra realtà, l'impressione forte è quella di un percorso maturato a lungo nel tempo, che fonde la padronanza di un linguaggio espressivo personale ad un pensiero pedagogico articolato. Partiamo dalle vostre creazioni: quali sono gli elementi distintivi del vostro immaginario scenico e performativo? Che cosa sono le "imagoturgie"?
FP:
Il continuo rispecchiarsi e "dialogar/si" tra immagine e corpo dello stesso attore compone l'imagoturgia che trasforma l'immagine creata in precedenza in teatro vitale e viceversa, in una dialettica profonda - in agone estetico - che fonde insieme parola e gesto, finzione e verità. Qui e ora e qui e allora, il presente e il passato, l'Io e l'Es del performer. Ho inventato il neologismo imagoturgia perché troppo spesso l'immagine proiettata era, ed è tutt'oggi, solo parte fondamentale della scenografia, o amplificazione visiva del corpo dell'attore, o fantasma virtuale dialogante o agente evocativo, oppure sostituisce il ruolo primario dell'attore stesso diventando essa stessa protagonista, epifania nel significato primario di apparizione divina per suscitare emozioni e visioni grandiose. La relazione con l'immagine è profondamente connaturata alla pratica artistica di Lenz, in sintesi la realizzazione ad hoc di opere visive in stretta connessione con la scrittura drammaturgica e l'installazione scenica.

Parliamo di pedagogia: il laboratorio come "luogo in cui natura e ingegno si contendono i confini del prodigio estetico". Che cosa affrontano e cosa si propongono le Pratiche di Teatro?
MFM:
Matrice irrinunciabile del pensiero pedagogico di Lenz è la ricerca di una nuova funzione linguistica dell'attore nel teatro contemporaneo. Il laboratorio è lo stato in cui si trasfondono sapienze drammatiche, filosofie sceniche e tecniche del vivente, è il tempo in cui l'umano trapassa sé per compiersi pienamente nel proprio destino artistico e poetico. È monumento in costruzione.

Teatro, poesia, musica e installazione visiva. Come si costruisce la drammaturgia di un lavoro performativo che si avvale di molteplici linguaggi? Nella vostra esperienza, quando si riesce a provocare una fuoriuscita di senso in grado di toccare le corde dello spettatore contemporaneo?
FP:
In questi anni il pubblico ha esperito tante modalità di messa in scena. Come cambia la funzione di chi deve predisporre il complesso articolarsi di segni linguistici, se il segno primario - l'attore sensibile - pone già in partenza un potenziale espressivo esplosivo e di per sé già catartico? Quale altro attore o attrice, se non attore o attrice sensibile, potrebbe dire lo stesso verso nella medesima intonazione, improvvisazione, discrezione, sincerità, invenzione? Quando l'attore sensibile diventa presenza senza tempo, universale, rappresentativa di quella dimensione spaziale, emozionale, teatrale nel senso più puro. Non c'è caricatura, né imbonitura, c'è solo la Parola nell'unica modalità in cui deve essere detta, questo provoca grande emozione in chi partecipa, e in questa emozione si condensano i diversi linguaggi.

Che cosa rappresenta per voi il concetto di "confine" da un punto di vista sia artistico che sociale? Che cosa chiede e che cosa implica la pratica di una "cultura della diversità"?
MFM:
Condizione necessaria per un profondo rinnovamento del linguaggio del teatro contemporaneo è la riunificazione tra esperienza estetica e comunità vivente nel presente storico: il teatro concepito come uno spazio dinamico, in cui possono essere realizzate forme di sperimentazione artistiche e comunicative. Un teatro inteso come fisica dell'immaginazione, volumetria della creatività, chimica di corpi sociali, differenziati ed esaltati nella soggettività del proprio agire estetico. La nostra azione artistica ha sempre tenuto in colloquio due piani apparentemente antitetici: la parola mediata, macrologica necessaria al linguaggio artistico contemporaneo, e l'appartenenza alla mappatura sotterranea del luogo in cui viviamo e lavoriamo; una relazione stretta col sottotraccia antropologico della città in cui creiamo, senza esserne parte culturalmente subordinata, una cittadinanza dinamica. Lenz è presente con pienezza creativa in marginalità simboliche della realtà urbana - ipersensibilità psichica, adolescenza, intellettualità radicale - e le restituisce, direi le traduce, nella lingua dell'arte contemporanea, oltrepassando il profilo dell'identificazione "locale". Il nostro lavoro ultradecennale con attori "sensibili", ex lungodegenti psichici e persone con disabilità intellettiva ha maturato un percorso di ricerca unico in Europa per intensità e risultati espressivi.

Grazie Lenz.

Lenz Fondazione
Nel 2015 inizia la propria attività Lenz Fondazione. Fondata nel 2014 dalle Associazioni Lenz Rifrazioni e Natura Dèi Teatri, ne raccoglie l'eredità storica continuandone con identico rigore l'azione di ricerca artistica, creazione, formazione, ospitalità internazionale nell'ambito delle performing arts e della sensibilità, ma con una più ampia progettualità artistica, culturale e scientifica. La direzione artistica è curata da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto. Büchner, Hölderlin, Lenz, Kleist, Dostoevskij, Majakovskij, Shakespeare, Goethe, Grimm, Andersen, Calderón, Genet, Lorca, Bacchini, Ovidio, Virgilio, Manzoni, d'Annunzio, Ariosto, Verdi: questi gli autori che hanno segnato i progetti monografici e pluriennali di Lenz a partire dal 1986. I recenti progetti di creazione performativa contemporanea sono il risultato artistico di un approfondito lavoro di ricerca visiva, filmica, spaziale, drammaturgica e sonora. L'azione teatrale si incunea tra la scrittura per immagini e la creazione plastica dello spazio: un'installazione artistica autonoma in cui l'azione performativa viene esaltata dall'eccezionalità degli interpreti, reagenti artistici del testo creativo. In una convergenza estetica tra fedeltà esegetica alla parola del testo, radicalità visiva della creazione filmica, originalità ed estremismo concettuale dell'installazione artistica, l'opera di Lenz riscrive in segniche visionarie tensioni filosofiche e inquietudini estetiche della contemporaneità.

Info e Contatti
Lenz Teatro
Via Pasubio 3/e
Parma
tel. 0521 270141 - 335 6096220
comunicazione@lenzfondazione.it
www.lenzfondazione.it


Tutte le immagini contenute in questo articolo sono di Lenz Fondazione © Francesco Pititto.

Daniela Bestetti
(17 febbraio 2017)



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