Danza
DANZA - Incontri
La danza oltre i confini
Intervista esclusiva a Nicoleta Cristina Demian, ex-ballerina dell'Opera di Stato e docente all'Accademia Nazionale di
danza di Cluj, Romania. Un'occasione unica per conoscere un'artista che ha ballato con molti grandi esponenti della danza, da Pal Frenak a
Monique Loudiere, da Anna Wehsarg a Mikhail Tchoupakov, calcando prestigiosi palcoscenici europei e americani e che oggi, come ieri, non può
immaginare il suo futuro senza la danza.
LIVORNO - Il 19 e 20 maggio, nella sala danza del teatro Goldoni, si è svolto l'incontro con Nicoleta Cristina Demian, la prestigiosa docente rumena, invitata
dalla scuola EOS Danza di Eva Kosa e da Mitzi Testi per mostrare un estratto delle sue lezioni ispirate al metodo russo Vaganova.
"Un'occasione di arricchimento per le giovani ballerine" ha commentato Testi "che possono così apprezzare metodi differenti d'insegnamento".
L'abbiamo incontrata per conoscere più da vicino la sua storia e il suo personale rapporto con l'arte della danza.
Quali barriere la danza ti ha permesso di oltrepassare?
NCD: Ho incominciato ad apprezzare e frequentare il mondo internazionale della danza solo dopo la caduta di Ceausescu. In precedenza, nonostante facessi parte del
corpo di ballo dell'Opera di Stato di Cluj, non disponevo del visto di espatrio e neanche del passaporto. La mia famiglia era nella lista nera fin dall'inizio
degli anni ottanta poiché due zii di mio padre non fecero ritorno in patria dopo un viaggio autorizzato. Erano due importanti chirurghi ed approfittarono dell'occasione,
chiedendo asilo politico al governo del Canada, durante la loro partecipazione ad un congresso medico a Vancouver.
E dopo Ceausescu?
NCD: Nel dicembre del 1989 con la fine della dittatura, terminò anche il mio contratto con l'Opera e per due anni fui ballerina freelance. Con altri ballerini fondammo un gruppo chiamato Art Contrast e fummo invitati in Austria, Danimarca e
Italia per delle performances.
Aumentarono così i contatti?
NCD: Certo, da quel momento, ricevuto il passaporto, viaggiai in Europa e negli Usa, venendo a contatto con molti ballerini e coreografi tra cui Pal Frenak, Karin Saporta, Monique Loudiere, Nyakas Laslo, Anna Wehsarg, Simona Noja, Mikhail Tchoupakov ed
altri ancora.
Hai continuato così nel mondo della danza?
NCD: Nel frattempo mi sono anche laureata e dal 1991 insegno.
A tempo pieno?
NCD: Direi di più. Ho una cattedra alla facoltà di Arti Sceniche al Conservatorio di Musica Gh. Dima di Cluj e sono maestra di danza all'Accademia Nazionale di danza, sempre a Cluj.
Ho pubblicato anche dei libri di carattere didattico sulla danza.
Danza Classica?
NCD: Non solo, il programma è comprensivo di tutte le discipline, dal balletto alla danza moderna e contemporanea. La danza classica
occupa la parte principale, ma gli allievi devono essere preparati ad affrontare ogni eventualità ed opportunità che il mondo professionistico potrà loro offrire.
Io stessa ho frequentato e mi sono diplomata all'Accademia.
Un lungo percorso...
NCD: Si incomincia fin da bambini, dalle scuole medie e si conclude con il diploma superiore: in pratica nove anni di impegni, esami e sacrifici.
E si incomincia sempre con una selezione?
NCD: In passato la scelta era a discrezione dei docenti dell'Accademia che selezionavano i bambini in base a caratteristiche morfologiche, alla
coordinazione e alla loro capacità di comprendere la musica e il ritmo.
Queste audizioni venivano effettuate in tutta la nazione all'ultimo anno delle scuole elementari e, se la famiglia acconsentiva, i bambini scelti si
trasferivano al convitto della scuola. Ora è più vicina alla vocazione espressa direttamente dai giovani allievi, che decidono di affrontare questo lungo e faticoso percorso.
Ancora oggi esiste il convitto?
NCD: Certo, anche se per varie ragioni si è registrato un calo nelle vocazioni, nonostante la formazione sia completamente gratuita e a carico dello stato, come
avveniva in passato. Alle due Accademie nazionali, quella di Bucarest e di Cluj, se ne sono aggiunte altre tre e a Cluj sono sorte almeno venticinque scuole
private di danza, che all'epoca di Ceausescu erano rigorosamente vietate.
In passato il diploma garantiva un'occupazione certa a cura dello stato, ora questa certezza è venuta a mancare. Quando mi sono diplomata nel 1985 vi erano oltre
cinquecento studenti nelle varie classi dell'Accademia e con me solo venticinque ballerini della classe finale conseguirono il diploma all'esame di abilitazione.
Ciò garantiva l'accesso al corpo di ballo dell'Opera di Stato, dove io ho danzato per tre stagioni consecutive interpretando tra i tanti balletti Giselle, il Lago dei cigni e lo Schiaccianoci.
Questo ti garantiva una forma di emancipazione sociale, non certo economica poiché gli stipendi erano stabiliti dallo stato con evidenti appiattimenti e
non era concesso esercitare un'attività libera o privata. Tutta l'attività artistica e culturale era finanziata e controllata interamente dal governo, ma la
garanzia di un'occupazione e l'ascesa sociale rendeva molto attraente la carriera artistica, spingendo così ogni ballerino a migliorare il proprio talento.
Ricordo, ma ero ancora bambina, del clamore e l'ammirazione suscitata nell'opinione pubblica del matrimonio del ministro della cultura con una ballerina dell'Opera di Stato di Cluj.
Come descrivi la situazione attuale?
NCD: Lo scorso anno abbiamo diplomato quindici artisti, nove ballerine e sei ballerini. Purtroppo per loro non vi è certezza di essere assunti nei
vari corpi di ballo nazionali rumeni, non esistono grandi compagnie dove collocarsi e il mondo dello show business non richiede certo la formazione fatta in Accademia.
Occorre anche registrare che i vari corpi di ballo stranieri, come ad esempio quello della Scala e di altri prestigiosi teatri, non riescono più ad accogliere
danzatori provenienti da realtà diverse, faticando già molto a collocare i propri artisti diplomati.
Non dimentichiamo infine che la carriera di un danzatore, tranne le debite eccezioni di alcuni grandi artisti come Carla Fracci, è estremamente breve.
Esiste una soluzione?
NCD: Con una battuta potrei dire che lavoro nell'export. Il cinquanta per cento dei ballerini diplomati all'Accademia trova un lavoro al di fuori della Romania.
Principalmente in Germania, dove esiste un'importante richiesta di artisti con ottima formazione. Poi a ruota vengono gli altri paesi europei.
All'Accademia si insegna la danza classica con il metodo ispirato alla danzatrice russa Vaganova, ma, come ti ho detto prima, anche la danza moderna e
contemporanea in tutte le sue sfaccettature viene insegnata, proprio per fornire una formazione completa agli artisti diplomati.
In questi anni molte ballerine uscite dall'Accademia sono emigrate all'estero e hanno fondato scuole private. Vengo spesso in Italia, invitata dalle mie
ex-allieve, per stage o per sessioni d'esame, e per questo motivo ci troviamo a Livorno in occasione di questo evento organizzato da Eva Kosa e dalla sua scuola EOS Danza.
Export per la Germania, dunque...
NCD: Quando un paese investe nella cultura investe nel suo futuro e l'impegno dell'Istituto della cultura tedesca in Romania è sicuramente molto
decisivo e di aiuto in queste scelte.
Loro finanziano molte attività e stage che si svolgono all'Accademia favorendo scambi culturali e di approfondimento nel mondo della danza.
A febbraio di quest'anno è stata nostra ospite la danzatrice Anna Wehsarg, che ha tenuto lezioni di teatro danza, un'arte sublime sviluppata da Pina Bausch che
è presente nei nostri programmi d'insegnamento da ben quindici anni.
Come vivi oggi il tuo impegno didattico?
NCD: La passione per la danza guida il mio lavoro in ogni aspetto. Oggi il mio maggiore impegno è quello di trasmettere agli allievi questa passione
che con il tempo e l'esperienza è sempre più forte. Come un distillato, spero che ogni singola goccia della mia passione per la danza possa colpire ed
accendere nuovi fuochi nei giovani danzatori che ho la fortuna di formare.
Qualche desiderio e considerazione sul mondo della danza?
NCD: Esistono molte scuole di danza, metodi di insegnamento e interpretazioni diverse del balletto, questo però non deve permettere a nessuno
di poter pensare di essere l'unico depositario della verità.
Auspico una maggiore comprensione reciproca fra i danzatori ed una maggiore tolleranza universale. Un metodo o una scuola prepara l'artista, può influenzare
il coreografo, ma l'emozione che il danzatore trasmette quando è sul palco è unica e trascende dalla sua formazione.
E per finire, come vedi il tuo futuro?
NCD: Semplicemente non posso immaginare la mia vita senza la danza.
In alto nelle foto, Nicoleta Cristina Demian in due momenti delle sue lezioni con i giovani allievi danzatori.
Massimo Cova
(11 giugno 2012)
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