Musica
MUSICA
Incontro con Marine Guliashvili
Soprano lirico di origine georgiana, Marine Guliashvili si racconta con spontaneità e passione. Un'artista
raffinata, sensibile e fiera di un solido passato sostenuto dalle persone a lei più care, grazie alle quali è riuscita a lanciare
in alto i suoi sogni e desideri di donna e di cantante.
SESTO SAN GIOVANNI - Ho conosciuto Marine Guliashvili in occasione del concerto-recital Linee marine - composizione originale
per pianoforte e voce del musicista Michel Frequin - andato in scena in prima assoluta nel 2010, all'interno del Festival Women in Art.
Rimasi affascinata dall'interpretazione vibrante di Marine, caratterizzata da una voce
dolce, ricca di sfumature e colori, così come mi colpirono la sua sensibilità e spontaneità come persona. In questa intervista,
ripercorriamo oggi alcuni passaggi della sua vita e giovane carriera: dai ricordi d'infanzia legati al canto, alle persone care
che hanno colto e incoraggiato il suo talento; dai repertori preferiti, ai progetti futuri. Amore, riconoscenza, gratitudine,
passione, studio, talento, tradizione: sono il ritratto di questa donna che ha fatto del canto la propria vita.
Quando e come è iniziata la passione per la musica lirica? C'è qualcosa in particolare - un fatto o una persona -
che ha acceso in te il desiderio di intraprendere questo studio? Puoi riconoscere un momento preciso in cui hai realizzato la concreta
possibilità di intraprendere il percorso professionale nel mondo della lirica?
MG: Posso affermare che la mia passione per il canto è iniziata da quando sono nata. Mia madre mi raccontava che anche da
piccolissima, invece di piangere, spesso cantavo. A cinque anni dicevo che sarei diventata una cantante. Tanti bimbi sognano cose
nella vita e non sempre i loro sogni diventano realtà, ma già a quell'età sentivo dentro di me la certezza che sarei diventata
cantante lirica. Ho da sempre avuto la passione per la musica, soprattutto per il canto; facevo molto ridere da piccola perché,
oltre a cantare continuamente, inventavo melodie. Senza conoscere le lingue, creavo parole che, secondo me, erano in inglese,
francese, spagnolo, italiano... Era il mio gioco preferito. Organizzavo concerti per i miei nonni, disegnavo le locandine,
i biglietti, facevo sia da conduttrice che da protagonista. Mi piaceva ricevere tutte le attenzioni. i nonni
applaudivano, gridando: "Brava, brava la nostra artista!" ed io ero davvero felice.
Le persone che mi hanno avvicinata allo studio della musica sono state quelle a me più care: i miei genitori. Non sono musicisti,
ma hanno sempre avuto grande trasporto per la musica, pur non avendola mai studiata. Mia nonna materna, che non ho conosciuto, si
diceva avesse una bellissima voce e grande passione per l'opera lirica. Erano anni difficili, ha trascorso una vita molto dura perdendo
le giuste occasioni e non potendo studiare, pur desiderandolo. Portava però mia madre a vedere gli spettacoli e le faceva ascoltare la
sua adorata Maria Callas. Oggi mia madre è grande appassionata di opera grazie alla nonna. Mio padre era molto musicale, mio nonno
paterno suona il pianoforte e mia zia è direttrice di coro. Tutte queste persone sono parte delle mie scelte musicali e mi hanno fatto
sempre sentire il loro sostegno. Hanno visto la mia passione e mi hanno aiutata in tutti i modi. Per mia madre è una grande gioia sapere
che sto facendo la cantante, proprio come avrebbe voluto sua madre. Abbiamo passato periodi veramente difficili in Georgia, quando non
c'era lavoro né cibo (prima la guerra con i russi, poi la guerra civile), ma io dovevo studiare e, grazie a miei genitori, l'ho fatto
nel liceo musicale come pianista e direttrice di coro e poi in conservatorio come cantante lirica. Quello che sono oggi lo devo a loro,
per questo non smetterò mai di ringraziarli.
Nello studio della musica, credo sia fondamentale, se non unico e speciale, il rapporto che s'instaura
tra insegnante e allievo. Quanto sono state importanti le figure dei "maestri" per la tua formazione? Ce n'è uno, in particolare,
che ritieni sia stato davvero importante?
MG: A questa domanda non posso rispondere in due parole. Temo non mi basti lo spazio per parlare del mio adorato e unico
maestro, grande tenore drammatico e grandissimo insegnante Nodar Andguladze. Avere un bravo insegnante, come dici tu, è
fondamentale. Qualcuno che ti insegna non solo il canto ma anche a crescere come persona, facendoti arrivare nelle sue lezioni quello
che non potresti mai sentire da nessuna altra parte, è un dono raro che ho avuto nella vita e ringrazierò sempre il Signore per avermi
portato da lui. Mi sento onorata per essere stata una sua allieva; purtroppo dal 2013 non è più tra noi e ha lasciato un vuoto incolmabile
nel mio cuore. Il mio maestro, per me e per tutti i suoi allievi, era come un padre. Mi sentivo protetta da lui, amata e istruita, come
in una vera famiglia. Gli piaceva molto l'idea dei grandi pittori italiani del Rinascimento, i cui allievi passavano la maggior parte del
tempo negli studi vivendo a stretto contatto con loro, condividendo per imparare bene il mestiere. A casa del mio maestro, infatti,
la porta era sempre aperta a tutti i ragazzi talentuosi che trascorrevano così le loro giornate insieme (me compresa) per studiare,
cantare, ascoltare i grandi cantanti del passato e i racconti indimenticabili della sua esperienza. Eravamo un'unica classe, una famiglia,
ed era bellissimo. In quest'atmosfera crescevo come artista, mi sentivo a mio agio, ero felice di esserci. Potrei parlare all'infinito
del mio maestro; non era solo un artista, ma un grande studioso laureato in lingue caucasiche all'università; conduceva ricerche sulla
particolarità della grammatica, era autore di diversi libri sul canto, tradotti poi in molte lingue. Oltre al georgiano, al russo e i
differenti dialetti, parlava italiano, francese e tedesco. Si dialogava con lui su tutti i temi, era un narratore estremamente interessante,
divertente, con un senso dell'umorismo molto raffinato. Qui sono cresciuta e diventata cantante, assaporando questo speciale profumo. Se
oggi sono cantante e artista, lo devo a lui.
Che cosa rappresenta per te questa enorme possibilità espressiva che è l'uso della propria voce? Pensi sia
possibile tracciare una differenza tra l'uso della voce e suonare uno strumento?
MG: La voce umana è un mezzo insostituibile. Ogni strumento ha la possibilità di arrivare agli ascoltatori e alcuni musicisti
suonano il proprio con una padronanza incredibile, ma sono convinta che la voce di un cantante riesca a muovere maggiormente quel
qualcosa dentro ognuno di noi. Perché oltre al suono, c'è l'uso della parola ed è questa sintesi che tocca il cuore del pubblico
(se usata bene, ovviamente). Mi viene in mente il personaggio mitologico di Orfeo, poeta e cantante. Quando la sua amata Euridice
viene portata negli inferi, egli, pieno di dolore e disperazione, discende nell'oltretomba per riportarla in vita. E cosa fa?
Inizia a cantare per il dio dei morti e la sua voce è cosi emozionante, forte, toccante che anche le inesorabili Furie si
commuovono. Così gli viene data la possibilità di portare Euridice con sé (anche se poi non andò molto bene per loro!).
Ho scelto questo esempio per far comprendere quanto la voce cantata può intervenire sull'animo umano. L'ho sempre creduta
uno strumento e un dono di Dio; del resto, anche gli angeli cantano e penso che in paradiso la musica sia cantata.
Che rapporto hai con la tua voce? Ci sono comportamenti che occorre mettere in pratica per prendersi cura della propria voce?
MG: La mia voce è parte di me. Se un musicista porta lo strumento con sé oppure lo trova sul palco, il cantante è come se
lo avesse dentro. Questo è bellissimo, ma è anche una grande responsabilità verso se stessi e verso il pubblico. Nel canto non si
può mai dare niente per scontato, bisogna essere pronti ad affrontare qualsiasi cosa accada, pronti a reagire non facendo trapelare
nulla al pubblico di quanto sta succedendo. E' un continuo lavoro con se stessi e non è facile: riuscire a cantare, nonostante tutto,
è come affrontare un esame alla fine del quale diventiamo più forti e più sicuri nel nostro mestiere. Esistono tanti miti e
alcune verità su come prendersi cura della propria voce, ma una cosa certa, che deriva dalla mia esperienza e dai consigli
del mio unico e caro Maestro, è la tecnica giusta. Possederla vuol dire tutto: significa superare i problemi vocali e avere in
mano una sicurezza insostituibile per il nostro lavoro.
Come ti accosti a un brano nuovo da studiare, a un personaggio di un'opera da interpretare? Quale studio
preparatorio e quanta fatica ci sono dietro ad un'esibizione in pubblico?
MG: Cantare l'opera è un lavoro molto complesso e la preparazione per interpretare un personaggio è assai lunga.
Se devo interpretare un ruolo drammatico - come ad esempio Mimi, Gilda o Giulietta - occorre innanzitutto capire cosa
veramente pensa e sente il personaggio, di che cosa vive. Trovare le emozioni giuste non è mai facile, nonostante sia un
lavoro estremamente piacevole che ti dà la possibilità di diventare un'altra persona, vivendo un'altra vita. I dettagli
importanti sul personaggio sono nello spartito: basta leggere con attenzione e ogni nota, ogni parola, ogni frase ti portano
a comprendere sempre di più, ti aiutano a interpretare sempre meglio. Bisogna studiare e lavorare sullo spartito affinché esso
possa attraversare la tua anima. Quando senti che il ruolo è tuo, diventa una seconda pelle e allora puoi dire di essere
pronta a interpretarlo sul palco.
Quando si pensa al canto lirico, l'idea corre subito alle eroine dell'opera. Che rapporto hai invece con la
musica vocale contemporanea, considerando che tuo marito, il musicista Michel Frequin, è anche un eccellente compositore?
MG: Grazie per avermi fatto questa domanda. Michel è veramente un bravissimo compositore e lo dico non perché è mio marito,
ma perché credo nelle sue eccellenti capacità. Cantare la sua musica è sempre una grande gioia per me e mi ritengo
privilegiata ad avere una musicista che scrive per la mia voce. Il brano scritto per me automaticamente diventa mio,
lo sento dentro ogni vibrazione della mia anima, ed che è una cosa importantissima per una cantante. La sua musica arriva
dal cuore, nasce nell'armonia e vive in essa, spesso è difficile come scrittura, ma è sempre piacevole e dolce per chi la
interpreta. Esattamente quello che di solito manca alla musica contemporanea, per questa ragione difficilmente riesco ad
accostarmici serenamente, salvo qualche rara eccezione, come appunto Michel Frequin.
Che musica ascolti generalmente, che rapporto hai con la musica definita "leggera"?
MG: Mi piacciono tutti i generi musicali, a parte il rap e l'elettronica. Mi piacciono il jazz, il blues e il soul, le
leggende come Luis Armstrong, Ray Charles, Stevie Wonder; ascolto Whitney Houston, mi piace molto la musica italiana degli anni
70-80, adoro Mia Martini, Mina, Celentano, Lucio Dalla, canto le loro canzoni e credo siano professionisti di grande qualità.
Nell'opera, il mio mito è da sempre il grande Luciano Pavarotti.
Ipotizza di trovarti di fronte a un giovane che non conosce nulla di musica lirica. Cosa gli diresti per convincerlo
ad andare, almeno una volta, a teatro? Cosa gli faresti ascoltare per avvicinarlo al mondo della lirica e come pensi di poter
stimolare un pubblico giovane all'ascolto dell'opera?
MG: Penso che se un giovane leggesse questa intervista, qualche curiosità potrebbe nascere in lui. Stiamo parlando
proprio di questo, di come sia bello cantare l'opera, del lavoro che c'è dietro e della grande soddisfazione di interpretare personaggi.
Secondo me non è necessario convincere qualcuno ad amare l'opera: o l'ami o non riesci a farla entrare nell'anima. Se, invece,
ti riferisci a chi non la conosce proprio, allora proporrei l'ascolto di Traviata e Rigoletto di Verdi. Sono opere difficili
da interpretare, ma la storia è così toccante che potrebbe riguardare tutti noi. Per ascoltare una musica così bella non serve una
preparazione e credo che dopo questa esperienza nel nostro giovane qualcosa sicuramente sarà cambiato, o almeno voglio crederci!
Riesci ad immaginarti professionalmente diversa da ciò che sei, ossia, se tu non avessi studiato canto, cosa avresti fatto?
MG: Domanda molto interessante. Sono sicura di essere nata per essere cantante, anche se può suonare esagerato,
perché in tutti i miei pensieri, movimenti dell'anima e anche nel modo di vedere il mondo mi sento cantante. Non vorrei
mai scegliere qualcos'altro nella vita: vivo di canto ogni giorno e questo è l'ossigeno senza il quale vivrei una vita
senza luce. Se non avessi avuto il dono della voce, mi sarebbe piaciuto diventare psicologa, perché amo ascoltare gli
altri ed è una gioia per me aiutare qualcuno, anche solo con una parola.
Quanto c'è in te della musica georgiana? Pensi che in noi risuoni la musica con cui siamo cresciuti nel nostro paese d'origine?
MG: Della musica georgiana in me c'è tutto! E' la musica con la quale sono cresciuta, quella che scorre nel mio sangue,
quella che sento più di qualsiasi altra, quella che porto nel mio cuore, sempre. Penso che in noi risuoni e risuonerà sempre
la musica del nostro paese di origine. Dico di più, non solo risuona, ma forma il nostro carattere e il modo di vedere
le cose. Sono stata molto fortunata a nascere in un paese meraviglioso come la Georgia. E' un posto bellissimo,
una scoperta anche per noi georgiani. E, parlando di musica, i nostri canti folk sono famosi in tutto il mondo e la nostra polifonia
è unica. Nel 1977 la NASA ha mandato nel cosmo, a bordo del Voyager, uno dei nostri stupendi canti folk, Chakrulo, inciso su un disco
d'oro, insieme ai capolavori di Bach e Mozart. Siamo molto legati al nostro paese, ne abbiamo sempre nostalgia e ne siamo
orgogliosi. Io vivo in Italia, felice di essere in un paese che mi ha accolta a braccia aperte, nonostante tutte le difficoltà iniziali.
Mi sento a casa anche qui.
Progetti futuri: cosa bolle in pentola?
MG: Come sai, Michel ed io abbiamo creato un duo musicale Ventimariscelti, progetto al quale continuiamo a lavorare.
Speriamo presto di mettere in scena altri spettacoli con la sua musica originale, come è stato per Linee Marine (in occasione del bellissimo
festival Women in art) e come QuarantaTre tramonti, dove recitiamo e io interpreto personaggi noti nel mondo della
lirica. Ho anche intenzione di fare concerti dedicati alla musica russa, in particolare ai lieder di Rachmaninov e
Tchajkovsky e alla musica spagnola.
Grazie Paola per questa intervista.
Grazie a te di cuore, Marine.
Per approfondimenti:
http://www.ilmulinomusicale.it
http://www.ventimariscelti.it
In alto, Marine Gualishvili.
Paola Marino
(23 aprile 2015)
Alcuni diritti riservati
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