BRASILE
FLORIANOPOLIS
Lettera di Cassandra al XXI secolo
Postmodernismo, multiculturalismo accademico e politicamente corretto: una rapida carrellata delle tendenze globali del secolo in cui viviamo attraverso la visione di una Cassandra, abituata nei millenni a non essere ascoltata.
FLORIANOPOLIS (Brasile) - A coloro che non ricordano: sono la sacerdotessa troiana che cercò di avvertire il suo popolo della disgrazia imminente nel regalo dei Greci. In quella occasione, il mio sforzo fu vano. Sebbene ancora sotto la maledizione di non essere creduta (quanto meno dalla maggioranza), ma avendo qualche migliaio di anni di storia come testimoni a mio favore, questa volta faccio la mia parte avvertendo dell'arroganza del postmodernismo: una ideologia pericolosa, che ha portato ad una guerra culturale con conseguenze catastrofiche. Faccio la mia parte, scrivendo il testo di esordio in questa rivista, perché mi hanno rassicurata che qui il Femminile è "inteso come modo di porsi, come valore nella vita e nell'arte in alternativa alla competizione, alla conquista, all'esclusione, al verticismo", valori dominanti che si traducono in pratiche cosiddette progressiste.
Scrivo in forma di lettera perché ancora credo nel valore della parola, nel diritto alla parola, nei singoli individui che non permettono a se stessi di abdicare in favore di un quieto vivere che hanno compreso non avere nulla di pacifico e di vitale in sé. Esperta di tragedia, assisto ad un fenomeno nuovo: l'impossibilità della catarsi nella misura in cui non si riconosce la tragedia quando incombe e, per conseguenza, non ci si difende né ci si immedesima nelle sue conseguenze catastrofiche. Qualcuno lo ha già definito "la normalizzazione dell'abnorme": un cambiamento decisivo, non privo di cause e di effetti. Detto fra noi, non è neppure così difficile prevedere un futuro fondato su queste premesse...
Le conseguenze catastrofiche di cui parlo derivano dalla socio-logizzazione sistematica del mondo, ovvero l'ambiente mentale identitario. Questo ambiente prende forma dal multiculturalismo accademico dei cosiddetti "studi culturali", i quali stranamente non si occupano di studiare le culture, ma piuttosto di prescriverne le configurazioni. Individui che si nutrono di quella irritante altezzosità che Eraclito di Efeso diceva di dover essere combattuta più che l'incendio.
Se mi permettete un po' di storia, potremmo rintracciare l'origine di questa tendenza nella revisione gramsciana del marxismo, senza dimenticare che tutti gli "ismi" sono già riduzioni della verità. Purtroppo fu il femminismo americano che forzò la cosiddetta sinistra a scambiare la lotta di classe per la lotta delle identità minoritarie; il proletariato avrebbe dovuto rimanere come socio fondatore nel club, ma la revisione attuata dagli "studi culturali" lo ha allontanato a tal punto da se stesso finché non ha preferito schierarsi in favore della cosiddetta estrema destra in Polonia, Stati Uniti, Turchia, Brasile, tanto per citare alcuni paesi. Una delle caratteristiche curiose di questo fenomeno risiede nel fatto che i lavoratori in genere avevano come obiettivo la valutazione del loro impegno, ovverosia un principio di giustizia, non tanto l'ottenimento di privilegi, come accade invece nelle minoranze oggi come oggi. E la ragione che pare avere più impatto sull'allontanamento del proletariato da se stesso è la strategia discorsiva del "politicamente corretto", il correlato del multiculturalismo accademico: una peste travestita da messia.
Facciamo un esempio pratico per rendere l'idea di come agisce questo sofisticato meccanismo apparentemente innocuo. Poniamo che tu faccia una battuta arguta quanto innocente e di venire interrotto da un discorso permaloso, che ti accusa di avere dei "preconcetti strutturali". Che cosa fai? Tutte le volte che cedi alla pressione dal "politicamente corretto", modulando il tuo discorso a seconda di quella interdizione, senza accorgertene diventi vittima dal "fondamentalismo linguistico". La regolazione fanatica di ciò che possiamo dire o non possiamo dire è una violenza più indegna che l'ascolto di cattiva musica! E per "regolazione fanatica" intendo quella che non ha fondamenti razionali, che inventa spiegazioni etimologiche, che rivendica il monopolio di interi campi semantici, che sfrutta l'ignoranza e impiega l'intimidazione per attuare un livellamento culturale. Il "politicamente corretto" è un raffinato strumento di controllo che dietro un perbenismo di facciata nasconde la pretesa di scoraggiare il cambiamento individuale e sociale. Questo metodo di intervenire nella realtà è fortemente manipolatorio, nella misura in cui offre accettazione in cambio di passività.
Diventa complesso e doloroso sfuggire a questo tipo di polizia ideologica, soprattutto quando si perpetra nell'atteggiamento di amici, colleghi e parenti. Si rimane confusi e si comincia a dubitare se il "luogo della parola" sia un ambito che vale davvero la pena difendere. Eppure se i seguaci del "politicamente corretto" hanno speso miliardi di Ampere di energia per fare credere che sono esseri di morale superiore, qualche barlume di certezza dovrebbe ardere...
Inoltre sono i difensori del "politicamente corretto" che dovevano darti retta quando hai domandato come mai possono rivendicare il monopolio di discorsi identitari, se argomentano che l'essenza non esiste, che tutta la realtà che ci circonda è costruita, come se fosse davvero possibile decidere dell'insondabile. Oppure siamo già al punto in cui il mondo dei segni discorsivi e culturali è soggetto a proprietà brevettata, come un copyright di gruppo?
Quando la regola diventa "se pensi come noi, sei democratico; se non pensi come noi, sei fascista", siamo lontanissimi da ogni possibile pratica d'ascolto, da qualsiasi materializzazione della democrazia (a tutt'oggi il regime politico più accettabile che gli uomini abbiano creato). La catastrofe ingrassa quando il manuale dottrinario di un'ideologia procede verso l'ostilità, convertendo tutto il diverso da sé in nemico; quando persone che vogliono sinceramente il benessere planetario rinunciano ad esporre i loro argomenti perché si sentono intimidite da aggressioni travestite da parole o azioni civili.
La tragedia odierna, essendo divenuta permanente, finisce anche per confondersi con la commedia, perdendo di significato al punto da non esserci più distinzioni tra i due generi, incluso il risultato invariabilmente catastrofico. Ad esempio, recentemente un gruppo di scienziati è riuscito a pubblicare quattro articoli argomentando che è violenza meta sessuale quando un maschio si masturba pensando ad una donna senza il suo consenso. La questione propone anche un'ipotesi di reato nei confronti del corpo della donna. Questa "scienza" sembra il soggetto perfetto per un film di Woody Allen, ma forse anche lui è scoraggiato da una dubbia reputazione in fatto di comportamento sessuale...
I partigiani del postmodernismo sono una forma velata di vendetta e hanno sistematicamente stimolato uno sguardo settario nei loro seguaci. Peccato non siano anche saggi, perchè la saggezza unisce e non separa. La cultura da cui provengo non conosceva la regola d'oro "Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te", presente in tante strade spirituali, eppure fino ad oggi questa massima dell'empatia non è ancora stata adoperata come pratica collettiva, men che meno dalle generazioni che pensano di essere quelle che vedono le soluzioni finali per i problemi del mondo.
Lo sforzo per il rispetto verso le minoranze deve essere quello della collaborazione, un modo di porsi veramente alternativo a quello che pretendono di insegnarci. Lottare contro è già la disposizione verso la sconfitta.
Mi ascolteranno? Condannata a non essere creduta, io continuo ad affermare quello che vedo, chiamando le cose con il loro nome, per avvisare che di fronte alla prospettiva di una guerra inevitabile sono le strategie dell'intelligenza a poterla sfidare fino alla vittoria, non certo le aspettative illusorie di regali facili.
Nella foto, vasellame greco con particolare di Aiace e Cassandra.
di Sergio Nunes Melo
(28 dicembre 2018)
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