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POESIA - FOCUS ON

Ivana Tanzi e le parole fra cielo e terra
Intervista con l'autrice de Il metro estensibile, la silloge vincitrice del Concorso Italia di Poesia Edita del Festival Women in Art 2011, che ci parla della poesia come cerniera e linea di congiunzione sempre in equilibrio fra il qui e l'altrove, fra la mente e il cuore, fra il corpo e l'anima, espressione di un pensiero intuitivo cui sempre più oggi viene riconosciuta una valenza, non solo ludico-artistico-espressiva, ma conoscitiva.

Ivana Tanzi BRESSO - Quella della psiche è una delle realtà più affascinanti e misteriose dell'universo. Se ci soffermiamo a pensare, giungeremo sicuramente alla conclusione che siamo di fronte a un vero e proprio miracolo.
A partire da alcuni elementi semplici, quali il carbonio, l'azoto, l'idrogeno, presenti in tutte le forme viventi e non viventi, si arriva a formare un'entità in grado di elaborare milioni di attività, inclusi il pensiero e la coscienza.
Ma cosa sono il pensiero e la coscienza? Come può un particolare circuito di sinapsi corrispondere ad una determinata idea? E poi ci sono i vissuti personali.
Ognuno di noi, in dipendenza dalle esperienze, sviluppa circuiti assolutamente unici, intorno ai quali ogni singolo individuo si costruisce e vive il proprio mondo.
Immaginiamo, per esempio, Tolomeo e Copernico che, pur vissuti in epoche diverse, possano sedere ad ammirare il cielo notturno, l'uno da una parte di una collina e l'altro dalla parte opposta. Pur essendo entrambi immersi nella stessa realtà fisica, Tolomeo ragionerebbe intorno al sistema geocentrico mentre Copernico intorno a quello eliocentrico. Ecco che ad una realtà fisica, identica per tutti, si affianca una realtà fenomenica, dipendente da infinite variabili, alla quale segue poi una realtà semantica, ossia dei significati, ultima solo per successione ma sicuramente la più importante.
Quanto potere ha la parola se concetti come "il nulla", "l'infinito", dei quali non abbiamo mai avuto esperienza, possono portare a profonde riflessioni?
Queste tre realtà formano il soggetto psicologico, creano il mondo entro cui vive ogni individuo, ed è proprio questo mondo la dimensione più interessante e affascinante da indagare.
Cerchiamo allora di entrare, attraverso il linguaggio della poesia, nel mondo di Ivana Tanzi, vincitrice del Concorso nazionale di Poesia Edita del festival Women in art 2011, alla quale abbiamo rivolto alcune domande.

Benvenuta Ivana. Partiamo dalla sua affermazione, rilasciata la sera della premiazione: "E' incredibile constatare come l'interpretazione altrui travalichi spesso l'intento comunicativo e introduca letture della poesia che l'autore stesso non avrebbe mai pensato". Non è forse questa una delle funzioni principali della poesia, cioè quella di suscitare interpretazioni diverse?
Certo. Tuttavia l'altrui interpretazione genera sempre un po' di sconcerto. Quando alle tue parole viene attribuito un significato di cui non eri consapevole, ti senti da una parte come messa a nudo, dall'altra quasi colpevole di una felice impostura. Specie quando la poesia è nata come una bagatella.
E invece è naturale che sia così: spesso sono proprio i testi sui cui non si è ragionato troppo quelli che lasciano emergere il nostro io più profondo.

Quando di una poesia si dice che è poesia? Quali tratti caratteristici deve possedere per definirsi tale? E quali le differenze con la prosa?
Un tempo c'era la metrica, che era un po' come una divisa, un'uniforme. Oggi amiamo molto meno le uniformi, anche il prete porta i jeans e non vuole far conto sull'autorità della tonaca. Ho provato a utilizzare schemi metrici tradizionali: nel Metro estensibile (titolo chiaramente allusivo) compaiono due sonetti, ma hanno il tono giocoso cui inesorabilmente mi porta l'affiorare alla memoria delle rime del Corrierino dei piccoli.
Oggi la poesia cerca un ritmo e un gioco di rime interne, assonanze e consonanze che non siano predeterminati, ma connaturati a quel momento, a quel pensiero, a quell'emozione.
E pratica una sorta di dissimulazione: cerca il linguaggio prosastico, il registro medio, la concretezza dei nomi, la neutralità dei termici tecnici e scientifici, ripropone nel modo più integro possibile quel brandello di realtà di cui ha intuito con emozione un senso pregnante.
E quell'emozione vuole trasmettere, non dire, definire.
Certo la poesia nel voler far conto solo sulla sua specificità è costretta a domandarsi continuamente quale essa sia. Ma non c'è definizione che regga alla verifica.
Ho in testa l'immagine della poesia come linea verticale, che affonda nella superficie del reale effettuando una sorta di carotaggio, mentre vedo la prosa come una linea orizzontale, un percorso. Ma soprattutto credo che non ci sia criterio che garantisca l'uniformità dei giudizi.
Di fronte a un testo io posso avvertire quella specie di brivido che danno verità e bellezza quando si fondono nel rappresentare un tratto di realtà, anche la più ripugnante (si pensi a Dante), e che per me è il segnale della poesia, mentre un altro lettore rimane indifferente...

Quali funzioni ha la poesia e che cosa è per lei la poesia?
Si dice che la religione e la filosofia sono sorelle. Direi che la poesia sta in mezzo: terza sorella o terra di nessuno?
Recentemente ho presentato nella biblioteca del mio quartiere una lettura di poeti intitolandola Parole fra cielo e terra.
Se assumiamo la terra come teatro della nostra vita, delle nostre azioni, degli accadimenti, e il cielo come lo sfondo su cui li proiettiamo in cerca di senso (mistero, Dio, luce, infinito, eternità, trascendenza, ma anche inconscio, mondi paralleli, multidimensionalità dell'essere da cui provengono segni e sogni...) la poesia è la cerniera, la linea di congiunzione, sempre in equilibrio fra il qui e l'altrove, fra la mente e il cuore, fra il corpo e l'anima, espressione di un pensiero intuitivo cui sempre più oggi viene riconosciuta una valenza, non solo ludico-artistico-espressiva, ma anche conoscitiva.

C'è una differenza tra il ruolo della poesia ieri e oggi?
Il ruolo della poesia credo sia lo stesso. Quel che temo sia cambiato è il riconoscimento di questo ruolo da parte della società.
Oggi l'ascolto è individuale, più rivolto alla coscienza del singolo; la poesia non trova ascolto presso le masse, anche perché i mass media indirizzano l'ascolto verso consumi più redditizi.

Come nasce la poetessa Ivana Tanzi?
Insegnavo Lettere nella Scuola Media. Venne un giorno nella mia classe il poeta romagnolo Tolmino Baldassari, amico di una collega, poi anche mio amico, scomparso di recente.
Parlò ai ragazzi degli haiku e gliene fece comporre. Pochi giorni dopo la mia prima poesia si scrisse da sé. E nei giorni successivi fu come un tappo che si era tolto.
I versi di quel periodo formarono il nucleo della mia prima raccolta Un sasso, un sogno ed altro, pubblicata nel 1987.

Qual è l'impulso che la porta a scrivere versi? Ci sono momenti o periodi particolari in cui preferisce farlo?
Capita ancora qualche volta che un verso si presenti da sé. Oppure tasto il vissuto come si tasta una parete in cerca di cavità che nascondano tesori, in cerca di nodi di senso dove baleni l'unità dell'universo. Ma mi piace anche rispondere allo stimolo di un tema: porta a scandagliare zone che magari tagliavi fuori a priori.
Quando tutto sembra tacere, allora leggo poesia o torno a recitare mentalmente quei brani classici che conosco a memoria: questo produce un effetto di risonanza che porta non all'imitazione, ma a risvegliare la musicalità che è in ciascuno di noi..
Quando scrivo sono più felice. La scrittura è una forma di meditazione: porta ad amare il silenzio e la solitudine, ma anche ad accettare gli inciampi e i contrattempi della quotidianità con pazienza, distacco e ironia.
Si può benissimo pensare a una poesia facendo la coda alla posta o in autostrada.

Della raccolta Il metro estensibile la sua favorita e perché.
Non c'è una favorita. Potrei tutt'al più citare qualche testo in cui mi riconosco particolarmente.
Ecco, volendo esemplificare quanto ho detto a proposito del linguaggio, potrei citare Biochimica per non addetti, costruito intorno a un termine scientifico, interleuchine.
Ma in questo momento mi dà una particolare commozione rileggere Augurio all'Italia, scritta nel 2009.

Grazie Ivana. Ci auguriamo che la sua poesia possa continuare a percorrere i sentieri della vita e, perché no, che possa tornare a trovarci nelle prossime edizioni del festival.

In alto Ivana Tanzi durante una presentazione al festival Women in Art 2011 - foto di Massimo Cova


Pietro Luciano Belcastro
(16 febbraio 2012)



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