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Giorgia Nardin: condividere un percorso
Nata da padre italiano e madre americana, Giorgia Nardin è una delle giovanissime figure emergenti nel panorama italiano della danza contemporanea. Danzatrice e coreografa, si è distinta negli ultimi due anni nelle principali vetrine dedicate alla danza d'autore, selezionata per partecipare a progetti internazionali di ricerca e produzione coreografica.

           

Che cosa ti ha avvicinato all'arte della danza?
GN:
Da piccola ho iniziato a studiare danza classica nella scuola del mio paese. Mi piaceva moltissimo andare a lezione, ballare. Questo è stato il mio primo approccio alla danza. Crescendo questo piacere è rimasto, si è trasformato e si è evoluto, è diventato qualcosa che ha a che fare con la ricerca della bellezza, ma non in senso romantico. Ha molto a che vedere con l'intuito, per me. Forse l'intuito mi ha avvicinata alla danza, ecco.

Come sono nati i tuoi primi soli There and Then e Dolly? Che cosa devi a queste creazioni?
GN:
There and Then è stato il mio primo esperimento coreografico, è il lavoro in cui ho rovesciato caoticamente tutte le mie paure, tutte le mie incertezze di quel momento. Non credo di aver mai avuto così tanta paura come la prima volta che l'ho performato, perché mi rendevo conto della sua caoticità e allo stesso tempo non trovavo i mezzi per domarla, o per calmarmi. Avevo bisogno che fosse irruento. C'è qualcosa di molto "grezzo" in quello che avviene in scena, e credo che lavorare su There and Then mi abbia insegnato a conoscere questa sensazione e a percepirla quando monta. Mi sono portata questa consapevolezza in Dolly, che è più centrato, più preciso. Con Dolly ho iniziato a trovare più chiaramente i miei meccanismi compositivi, riconosco di aver avuto una pratica e di aver trovato un linguaggio specifico per quel lavoro. Dopo due anni mi piace ancora performarlo, trovo cose nuove, lo sento ancora aderente.

Che cosa cerchi e che cosa trovi nei progetti a cui partecipi come coreografa?
GN:
Mi interessa partire da qualcosa di molto personale, spesso qualcosa che mi mette in difficoltà, o che non capisco fino in fondo. Per questo diventa importante creare, assieme ai miei collaboratori: un contesto che favorisca la condivisione di queste difficoltà e incertezze, ed è la prima cosa che cerco. Cerco la condivisione: è il modo che trovo per fare chiarezza dentro di me rispetto ai contenuti del lavoro e alla sua direzione. Cerco soprattutto di condividere un percorso. Per me uno dei momenti più forti della creazione è quando vedo che il lavoro non è più solo "mio", e mi permette di prendere una distanza che è necessaria.

           

Questo numero cerca di fare un focus sulle prerogative e particolarità dei linguaggi contemporanei: cosa pensa Giorgia del ruolo dell'artista e dell'opera d'arte in questo presente dagli equilibri così precari e delicati?
GN:
Credo che avere un tempo e uno spazio dove fare delle cose che, in altri tempi e in altri spazi, non potremmo fare, sia un lusso grandissimo. Credo sia un lusso per l'artista e anche per il pubblico, che ha la possibilità di partecipare a qualcosa che avviene solo in quello spazio e in quel momento. E che deve esistere.

Grazie Giorgia.

Giorgia Nardin, classe 1988, dal 2007 si forma presso la Northern School of Contemporary Dance di Leeds (UK), dove studia tecnica Graham, Cunningham e Release, ricerca coreografica e di movimento e nel 2010 si laurea specializzandosi in improvvisazione con Rachel Krische. Partecipa alla tappa bassanese di Choreoroam come danzatrice per la coreografa croata Sonja Pregrad; frequenta workshop con Simona Bertozzi, Nigel Charnock, Adam Linder, Yoshifumi Inao e dal 2011 segue i seminari per coreografi tenuti presso il CSC Garage Nardini.
All'Accademia Mobile di Emio Greco|PC incontra Francesca Foscarini e Marco D'Agostin, con i quali realizza Spic & Span (Segnalazione Speciale Premio Scenario 2011). Partecipa al progetto Dance in Villa con il duo site-specific con la danzatrice Tiziana Bolfe e alla Vetrina Giovane Danza d'Autore con il suo primo solo There and Then. Dal 2011 collabora come insegnante di release technique con l'associazione Kairos e dal 2012 come interprete per Sonia Brunelli | Barokthegreat. E' una dei due coreografi italiani scelti per l'edizione 2012 di Choreoroam Europe (progetto internazionale di ricerca coreografica). Dolly, il suo primo lavoro autorale da solista, è finalista al Premio GD'A 2012, riceve la menzione speciale da DNA | RomaEuropa Festival, viene presentato a International Dance Raids 2012, selezionato dalla rete Anticorpi XL e da Italian Showcase per Dance Base Festival Fringe - Edimburgo 2013. All Dressed Up With Nowhere To Go, primo lavoro come coreografa, è vincitore del Premio Prospettiva Danza 2013. Nel 2013 è la coreografa italiana selezionata per B Project (progetto internazionale di produzione coreografica che ruota attorno all'opera di Hieronymus Bosch), e una dei quattro coreografi italiani selezionati per Performing Gender (progetto internazionale di produzione coreografica sulla tematica di genere).

www.giorgianardin.com


In alto nell'ordine, Giorgia Nardin in "Dolly" (2012) foto di Stefano Barraga ed Emanuele Girotti; Sara Leghissa e Marco D'Agostin in "All dressed up with nowhere to go" (2013), foto di Alice Brazzit.

Daniela Bestetti
da I QUADERNI di Nuova Scena Antica
Anno 6 Numero 1
(2 luglio 2014)



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