IL FESTIVAL - TERZA EDIZIONE
Da Rù espone le nuove linee guida della prossima edizione
In una lunga intervista il direttore artistico del festival parla del radicale cambiamento organizzativo della manifestazione.
Tra i punti programmatici, il coinvolgimento di altri Comuni del Patto del Nord Milano e la realizzazione dei Concorsi Italia
BRESSO - Il festival WOMEN IN ART - il femminile nell'arte cambierà aspetto: una vera e propria rivoluzione, non solo dal punto di vista della
comunicazione, ma anche, e soprattutto, in senso strutturale e organizzativo.
Dopo due edizioni, i tempi sembrano maturi per il grande salto, che consentirà alla manifestazione di allinearsi ai festival internazionali,
pur conservando il suo tratto unico e distintivo, che coniuga un programma interdisciplinare e un territorio intercomunale su un tema unico: il femminile
nell'arte.
Ne parliamo direttamente con il direttore artistico Silvio Da Rù, che in anteprima ci delinea ragioni e finalità del nuovo assetto del festival.
Quali sono le ragioni del radicale cambiamento della struttura del Festival, trascorse le due edizioni precedenti?
Le ragioni sono molteplici. In primo luogo, a seguito del riscontro molto positivo della seconda edizione, abbiamo ricevuto
numerose richieste di artisti che intendevano proporre le loro opere per l'edizione seguente, e contatti che
chiedevano di collaborare con l'organizzazione del festival.
L'entusiasmo che si è creato intorno alla manifestazione e la fiducia delle istituzioni nell'idea di fondo che la anima, ci hanno
fatto comprendere che Women in Art è forse qualcosa in più di una rassegna di opere che parlano del femminile.
Cosa intende più precisamente?
Si tratta di un valore, qualcosa che trascende l'opera d'arte in sé, e che appartiene a tutti noi.
Women in Art tocca una parte sacra della vita, custodita con cura nell'anima femminile, ma che risiede anche nelle profondità del maschile.
Qualcosa che nella storia ha permesso la sopravvivenza, non solo in termini di perpetrazione della specie, ma anche
riguardo alla comprensione multidimensionale.
Questa facoltà, naturalmente presente nelle donne, è molto vicina al concetto contemporaneo di intelligenza,
che ormai non può più riguardare la sola logica del ragionamento o l'adattamento a stimoli esterni, ma un modo
nuovo di sentire la vita e la relazione tra gli esseri umani.
E' questo valore ad avervi spinto a pensare il Concorso e il Premio?
Credo di sì. Oltre al riconoscimento, che è una diretta conseguenza, il Concorso e la premiazione sono una forma di
individuazione: una lente di ingrandimento posta sulle opere e gli artisti che sapranno interpretare e
toccheranno quella parte sacra di cui parlavo prima.
Più che talento e bravura, ci piacerebbe premiare la sensibilità.
Può anticiparci come sarà il nuovo festival Women in Art?
Per avere una panoramica complessiva, invito tutti gli interessati a visitare il sito ufficiale www.womeninartfestival.it.
Per cominciare il cambiamento più importante riguarda la struttura del festival, che si dividerà in Fuori concorso e Concorso Italia.
Il Fuori concorso propone opere e artisti nelle varie discipline artistiche del festival particolarmente significativi rispetto al tema del femminile.
Teniamo molto a questa sezione, perché consentirà al pubblico di conoscere artisti famosi (nella prima edizione ad es. abbiamo ospitato per la Letteratura Sveva Casati Modignani), e
artisti sconosciuti ma in possesso di una grande sensibilità artistica (nella seconda edizione, sempre per la Letteratura abbiamo presentato l'opera di una
giovane poetessa, Antonella Garavaglia).
E il Concorso Italia?
Possono iscriversi tutti coloro, senza limite d'età e ambosessi, che sentono di aver creato un'opera attinente al tema del femminile e pertinente alle discipline artistiche del Festival.
Tengo a precisare che Women in Art non è un festival che si rivolge unicamente a professionisti e, men che meno, è un Festival clientelare.
Il suo spirito è quello di avvicinare il pubblico ai valori di cui ho parlato all'inizio, che possono essere incarnati
da opere di artisti riconosciuti o di perfetti sconosciuti, che magari non riescono a sopravvivere esercitando la loro passione.
Mi è capitato spesso di leggere libri, guardare dipinti, fotografie, film o spettacoli notevoli di persone sconosciute al grande pubblico.
Può farci un esempio di queste opere?
Nella fotografia ad es. credo che pochi conoscano gli scatti di Fabio Sajiz. Nella musica non so quanti abbiano ascoltato le composizioni di Michel Frequin.
Nella danza chi conosce Alessandra Corti? E nella pittura non so quanti hanno sentito nominare Manuela Vallicelli. Gli esempi sono infiniti.
Essendo un festival sul femminile, gli artisti devono essere donne?
La donna avrà un canale preferenziale. Ma, come è già avvenuto nelle precedenti edizioni, gli autori o interpreti possono anche essere maschi,
purché l'opera tratti un tema fortemente connesso con uno o più aspetti del femminile, essere ispirata a una figura femminile, essere interpretata
da una o più donne.
E riguardo ai luoghi in cui si svolgerà il Festival? Saranno sempre i tre che hanno caratterizzato la seconda edizione?
La terza edizione vedrà l'ingresso di nuovi Comuni del Nord Milano, in aggiunta a Bresso e a Sesto San Giovanni, e il Parco Nord, per via
della sua posizione strategica e delle sua filosofia particolare, potrebbe diventare il Quartier Generale del Festival.
In un certo senso il patto politico-economico del Nord Milano è anche un patto culturale, fatto che ci rende particolarmente felici.
Nel sito ufficiale del Festival appare evidente che il Premio rappresenta per la Direzione Artistica sia il riconoscimento del vincitore e la sua opera, sia un impegno nel tentativo di farlo conoscere al pubblico, offrendo occasioni di visibilità.
Uno degli scopi principali di Women in Art è quello di divulgare un valore fondamentale nell'arte come nella vita attraverso l'opera di molte persone: il coraggio di compiere ciò che si desidera.
In questo senso la Vela che solca il mare rappresenta per noi il simbolo della rotta che una persona non deve mai perdere per raggiungere
i propri traguardi, anche quando sono minacciati da tempeste e smarrimenti.
Creare come essere se stessi non dovrebbero essere merce di scambio, anche quando il potere di seduzione verso ciò che non ci appartiene
esercita una fascinazione irresistibile.
A seconda delle discipline, il Festival non si fermerà al conferimento della Vela, quanto all'impegno successivo: quello di divulgare le opere vincitrici. Ecco perché non diamo un premio in denaro, quanto reali possibilità distributive.
Vorrei aggiungere un aspetto che ha a che fare con i criteri di costituzione delle giurie.
Il festival rifugge da qualsiasi snobismo intellettuale e soprattutto da favoritismi di classe o convenienza.
Abbiamo rispetto per tutti coloro che operano nella cultura, perché crediamo che il lavoro e l'impegno vadano sempre difesi.
Tuttavia abbiamo la nostra rotta e difendiamo le nostre scelte, anche se per il momento siamo poco conosciuti.
L'ultima domanda riguarda il magazine WOMEN IN ART.it. Perché avete sentito la necessità di creare questo strumento?
La ragione principale è la sua praticità. Chi è interessato a sapere tutto quello che succede intorno e dentro al Festival, trova nel magazine
uno strumento che parla delle opere e dei protagonisti che di volta in volta ne caratterizzano le diverse edizioni.
Dato che non tutti possono seguire il programma della manifestazione, consultando il magazine online possono essere aggiornati
e trovare molte notizie, a cui era impossibile dare il debito rilievo nel sito ufficiale del festival.
Infine, il magazine offre davvero un approfondimento delle opere e dei partecipanti alle diverse sezioni del festival, e non si limita
alle edizioni del festival e al programma, ma si propone di diventare un osservatorio permanente del femminile nell'arte.
In alto Silvio Da Rù (foto Massimo Cova)
Alessandra Monti
(15 novembre 2010)
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