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FEDERICA BOGNETTI
Autrice, attrice, performer e regista, dopo anni trascorsi come attrice scritturata per conto di importanti compagnie a livello nazionale, questa giovane artista sceglie di mettersi in gioco completamente dando vita alla Compagniaverandarabbit, per creare in autonomia progetti teatrali all'insegna della contaminazione tra le arti a lei più affini: teatro, danza, musica e canto.

MILANO - Il teatro cerca da anni un rapporto con altre arti. Cerca di rinnovarsi attraverso la decostruzione e ricostruzione di un linguaggio performativo scenico capace di creare al di là del testo e del lavoro interpretativo dell'attore.
In questa direzione operano molti artisti con alle spalle percorsi formativi "contaminati". E' l'approccio scelto anche da Federica Bognetti, che con i suoi c ollaboratori ha dato vita alla CompagniaVerandaRabbit di Milano, per indagare in particolare il rapporto tra testo, musica e scrittura scenica.

Come sei arrivata alla necessità di creare una compagnia?
FB:
Dopo anni vissuti principalmente come attrice scritturata, è nata la necessità di realizzare dei progetti miei, che mi permettessero di agire in completa autonomia artistica. Per realizzarli, tendo a coinvolgere gli stessi artisti, anche se poi accade che si aprano nuove collaborazioni.
CompagniaVerandaRabbit è una compagnia atipica, fatta di persone che vivono in città differenti, in alcuni casi anche all'estero.
Nonostante non ci si riunisca quotidianamente, è per me molto importante creare una continuità artistica con le persone.

Cosa ti muove alla creazione di un nuovo spettacolo e qual è il rapporto con il testo?
FB:
Ogni progetto porta una tematica differente. Si tratta di contenuti ai quali penso da tempo e che aspettano di trovare una forma.
Nel caso di Bar Blues da parecchio pensavo al romanzo di Testori e da altrettanto tempo era nato il personaggio della vecchia attrice, che poi è diventato protagonista.
Il testo è una riduzione drammaturgica di La Gilda del Mac Mahon di Giovanni Testori, ma la scrittura scenica è staccata dal contesto del romanzo.
Lo spettacolo si apre con l'azione di una vecchia barbona che sente una musica provenire da un locale abbandonato fuori dal quale dorme: il Bar Blues.
Vi entra e il tempo dell'azione si sposta nel passato quando, giovane attrice, si esibiva recitando e cantando: è a questo punto che si fa protagonista il testo di Testori.
Le canzoni diventano il supporto drammaturgico degli stati emotivi del personaggio e fanno emergere i diversi momenti della narrazione.
Quando alla fine scompare il ricordo e la vecchia attrice si ritrova sulla strada, recita con nostalgia alcune battute di Kostja e Nina tratte da Il Gabbiano di Cechov tra le quali: "Questo è il mio teatro".
Diverso il lavoro di scrittura per In Carne e Wireless, il mio ultimo spettacolo. Sono partita da alcune canzoni e testi brevi del cantautore parmigiano Francesco Camattini.
Non esistevano personaggi né il luogo dell'azione. Ho iniziato improvvisando per poi formalizzare i testi manipolati durante l'improvvisazione. E così ciclicamente, fino alla nascita della scrittura scenica. Un lavoro lungo, aperto. Anche qui, e forse questa è una mia ossessione, chi apre lo spettacolo è un'attrice che si trova in una situazione molto particolare: non potrà più recitare in seguito ad una surreale condanna e quella sarà la sua ultima interpretazione.
Si apre dunque lo spettacolo, dove una serie di personaggi incarnano condizioni di precariato emotivo e lavorativo, che raccontano in modo paradossale temi attuali.
La musica e le canzoni diventano anche qui azione narrativa fino ad arrivare ad un finale da musical, ma in questo caso di un musical surreale.

Recitazione, danza, musica, canto. Quali sono i confini specifici e quali i potenziali di interazione tra le discipline artistiche?
FB:
Credo che la difficoltà nella fusione delle arti stia nella reale necessità della loro compresenza.
Quando inizio un progetto mi chiedo sempre se un mezzo espressivo sia necessario per comunicare un contenuto. Spesso accade che le riflessioni intellettuali risultino a lungo andare gratuite a differenza di ciò che nasce dalla pratica del lavoro.
A volte però lavorare su un'immagine mi permette di trovare atmosfere o punti di partenza precisi che poi mantengo per tutto il percorso, forse perché veicolano una condizione che mi sta a cuore. Secondo me la compresenza di linguaggi differenti è assoggettata al principio di necessità: mezzo unitamente a sintesi per veicolare un tema.

Questo numero è dedicato alla fusione delle arti, la famigerata "opera d'arte totale". Utopia o realtà?
FB:
Realtà, poiché la volontà e il tentativo di realizzarla sono per me una realtà.

Per approfondimenti http://www.compagniaverandarabbit.com

In alto nelle foto, Federica Bognetti in Bar Blues e In carne e wireless.

Intervista a Federica Bognetti del 14 marzo 2012
da I Quaderni di Nuova Scena Antica anno 4 n.1
(24 marzo 2012)



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