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POESIA Lirica

Vola desiderio d'amore
In qualità di reggente di una comunità fondata sulla religione di Afrodite, dove si sviluppava la formazione culturale e sociale delle giovani aristocratiche, Saffo istruiva le allieve nelle arti, nelle lettere, nelle ritualità domestiche, affinché diventassero buone spose. Le sue liriche erano espressione dell'eros vissuto legittimamente e in normalità nella cultura greca antica, nelle quali canta l'amore per le fanciulle del "tiaso".

BRESSO - "Chi una schiera di cavalli, chi di fanti, chi uno stuolo di navi dice di essere la cosa più bella su la nera terra, io invece ciò che si ama".
Con questo manifesto, la poetessa Saffo assurge l'amore quale elemento cui riferire il gusto estetico, negando in tal modo l'esistenza di una scala di valori oggettivi stabilita in modo rigido e decretando con ciò la superiorità del sentimento rispetto alle altre dimensioni umane.
E poiché, sempre secondo Saffo, l'amore, anche se tormentato, è sempre espressione della gioia di vivere, tale principio estetico si rivela essere anche principio etico.
Di fatto, tutta la vita della poetessa, nata a Mitilene o a Ereso, secondo le diverse testimonianze, sull'isola di Lesbo fu consacrata all'amore.
In qualità di reggente di una comunità fondata sulla religione di Afrodite, il tiaso, dove si sviluppava la formazione culturale e sociale delle fanciulle aristocratiche, Saffo istruiva le allieve nelle arti, nelle lettere, nelle ritualità domestiche, affinché diventassero buone spose.
Nel tiaso non mancava nemmeno un'altra fondamentale componente aristocratica, quale quella omoerotica.
Per meglio comprendere il rapporto che i Greci avevano con l'eros bisogna ricordare che il concetto di morale era differente. Mentre la nostra cultura considera l'eros un tabù, gli antichi Greci lo legavano alla religiosità tradizionale e lo vivevano come rito della fecondità e celebrazione misterica.
Non c'era una separazione rigida tra eros eterosessuale e omosessuale (tant'è che Saffo era regolarmente sposata con Cercila di Andro, il quale le diede una figlia, Cleide), e di ciò ci sono numerose testimonianze nell'Iliade, nei dialoghi platonici, nelle commedie di Aristofane.
Con Saffo, per la prima volta nella letteratura, compare la rappresentazione dell'erotismo femminile, da cui la derivazione dei termini "saffico" e "lesbico" per connotare questo tipo di rapporto.
Non deve sorprendere quindi che, dopo aver convissuto per anni con delle giovani donne aristocratiche e nubili ed aver insegnato loro l'amore, la delicatezza, la grazia, la capacità di sedurre, il canto, l'eleganza raffinata dell'atteggiamento, nel momento della separazione, quando queste prendevano marito e seguivano il loro destino, Saffo provasse amarezza per il distacco e riversasse nei suoi versi tutti i rimpianti e la nostalgia per l'amicizia perduta.
Le sue poesie sono semplicemente l'espressione dell'eros vissuto legittimamente e in normalità nella cultura greca antica, nelle quali canta con schiettezza l'amore verso le allieve del tiaso.
Non è tuttavia certo che i rapporti cui la poetessa allude fossero reali o esasperazioni dettate da fini stilistici, o ancora la proposizione per fini educativi di una gamma di situazioni affettive, sentimentali, relazionali, erotiche.
Quel che è certo invece è che per una formazione culturale, artistica, musicale e sociale completa era contemplata di norma anche l'iniziazione all'amore e al rapporto sessuale attraverso il rapporto omosessuale.
Dal punto di vista contenutistico, Saffo offre un'immagine semplice ma appassionata dei sentimenti dell'io lirico, dove l'amore ha un ruolo da protagonista con tutta una serie di riflessioni psicologiche, e in cui il ricordo e l'analisi delle emozioni passate ne suscita di nuove, altrettanto forti.
Molto intense e precisamente elencate sono le ripercussioni fisiche del sentimento amoroso: ".la mia lingua è come spezzata,/all'improvviso un fuoco lieve è corso/sotto la pelle, i miei occhi non vedono,/le orecchie mi risuonano,/scorre un sudore e un tremito mi prende/ tutta, e sono più pallida dell'erba.".
Ruolo fondamentale acquista il mondo della natura che diventa termine di paragone con le passioni, i sentimenti e la bellezza delle fanciulle, creando un senso di armonia e bellezza: "...Gli astri d'intorno alla leggiadra luna/ nascondono l'immagine lucente,/ quando piena più risplende, bianca/ sopra la terra."; "Ho una bella fanciulla/ simile nell'aspetto ai fiori d'oro,/ la mia Cleide diletta./ Io non la darei né per tutta la Lidia/ né per l'amata.".
E quando veniva il tempo della vita matrimoniale le fanciulle abbandonavano il tiaso, ciò era motivo di grande dolore, nostalgia e rimpianto che potevano essere mitigati solo attraverso il ricordo delle gioie trascorse.
Assume così importanza fondamentale la memoria degli affetti, che lega il passato al presente e permette di superare il dolore.
Quando le fanciulle partono, Saffo rimane a guardarle, rievoca i loro gesti, le parole, i sentimenti, descrive la loro nuova vita e resta in una vana attesa: ".Tramontata è la luna/ e le Pleiadi a mezzo della notte;/ anche giovinezza già dilegua,/ e ora nel mio letto resto sola./ Scuote l'anima mia Eros,/ come vento sul monte/ che irrompe entro le querce;/ e scioglie le membra e le agita,/ dolce amara indomabile belva./ Ma a me non ape, non miele;/ e soffro e desidero".
Ancora, la bellezza di alcune fanciulle era tale da giustificare la comparazione con Afrodite: ".O mia Gongola, ti prego/ metti la tunica bianchissima/ e vieni a me davanti: intorno a te/ vola desiderio d'amore./ Così adorna, fai tremare chi guarda;/ io ne godo, perché la tua bellezza/ rimprovera Afrodite".
Talora, presa dallo sconforto per l'allontanamento delle sue allieve, Saffo arriva ad anelare la morte. Ma anche nel concepire il trapasso si avvale di armoniose immagini di serenità e bellezza, mutuate dalla natura, che Saffo, e in generale tutti gli antichi, considerava sacra: ". E mi prende un desiderio di morire,/ e divedere le rive dell'Acheronte/ coperte di rugiada, fiorite di loto.".
Una poesia quella di Saffo dalla spiccata sensibilità e delicatezza, piena di grazia e passione, nella quale l'aspetto introspettivo era predominante.
In un'epoca e in una società in cui la donna godeva di una certa autonomia e indipendenza, soprattutto la donna aristocratica quale Saffo era, ella coltivò in particolar modo la vena intimistica, creandosi un mondo poetico del tutto in antitesi con gli altri poeti del tempo.
Ed è proprio con Saffo che nasce nella poesia l'interiorità, motore della poesia lirica che le succedette.
Nonostante siano passati quasi tremila anni, nessun poeta più di Saffo ha saputo cantare l'amore con tanta purezza e sincerità.

In alto nella foto, "Saffo e Alceo a Mitilene", dipinto di Lawrence Alma Tadema (1881)

Pietro Luciano Belcastro
(13 giugno 2012)



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