Nuova Scena Antica                                                                                                                                                           Women in Art Festival
Magazine Women in Art.it                                      Musica
Musica e Tradizioni

Lassù, sulle montagne
I cori Plinius e Coro Femminile Col di Lana, le cui storie si intrecciano con quella del Maestro Bepi De Marzi, fondatore e direttore del famoso Coro I Crodaioli (letteralmente: arrampicatori delle crode, guglie rocciose), considerato tra i più importanti compositori di canti d'autore di ispirazione popolare. Canti di montagna, o che si ispirano ai tradizionali canti popolari delle genti di montagna, rappresentano buona parte del repertorio dei due cori e si svelano in tutta la loro bellezza musicale già dal primo ascolto.

SESTO SAN GIOVANNI - Una delle espressioni più antiche e insieme più vive della cultura popolare di ogni paese è il canto che, sotto forma di stornelli, ballate, o canzoni si è fatto da sempre portavoce di tutte le gamme dei molteplici sentimenti umani e degli eventi che si dipanano nella vita quotidiana.
L'amore, il dolore, la felicità, le sofferenze e le ingiustizie, le tragedie collettive, l'emigrazione, il lavoro, lo stupore per la natura e altro ancora hanno trovato nella musica la forza dirompente per emergere dal profondo dei vissuti umani. La musica popolare, infatti, la cui espressione più tipica è data proprio dal canto, si è generata spontaneamente fin dall'antichità negli strati culturali più bassi di una nazione o di una regione, affiancandosi ad una produzione musicale definita colta, poiché composta ed eseguita ad opera di musicisti professionisti che hanno formato il patrimonio culturale delle classi sociali più elevate, almeno fino a tutto il 1800 e inizio del Novecento. La gente comune, i ceti bassi della popolazione quali contadini, operai, che hanno avuto accesso all'istruzione solo in epoca recente (storicamente parlando), hanno usufruito della musica colta soltanto marginalmente.
E' così che in Italia si è venuto a creare un ricchissimo patrimonio di canti popolari, molto differenti regionalmente e che, spesso anonimi, sono stati tramandati oralmente e a memoria di generazione in generazione.
Il canto popolare serba in sé profondi sentimenti, tradizioni e antiche usanze locali che esprime con una concezione propria e personale del ritmo, dell'armonia, dell'uso vocale, del testo e non ultimo della maniera fisica di suonare gli strumenti, là dove questi vengono utilizzati.
Esso non ha quindi la complessità costruttiva della musica colta, ma è tutt'altro che semplice, poiché è caratterizzato da una profondità espressiva tale da divenire la dichiarazione più sincera e genuina del vivere, delle esperienze e degli usi della gente comune.
Viene da chiedersi come sia avvenuto il recupero della nostra tradizione musicale regionale, che vale la pena ricordare si presenta con connotazioni specifiche molto diverse da regione a regione, sia a livello strutturale che stilistico.
Numerosi ricercatori hanno raccolto e catalogato centinaia di linee melodiche arcaiche di tradizione orale, di origine popolare e contadina, elaborandole armonicamente in modo da fissarle nel tempo e nello spazio, salvaguardando così un patrimonio culturale d'inestimabile valore.
Gran parte poi di questo materiale melodico rielaborato è entrata di diritto nel repertorio di numerosi cori: si pensi ad esempio ai canti del Risorgimento, degli alpini della Grande Guerra, della Resistenza, delle mondine e altri ancora. La canzone di montagna, di cui oggi voglio parlare e che ha sempre suscitato in me grandi emozioni, fa parte della canzone popolare italiana, e appartiene, storicamente e socialmente, soprattutto alle genti dell'Italia settentrionale, di quella fascia alpina che va dal Piemonte al Trentino fino ad arrivare più giù nelle valli sottostanti.
Un tempo la comunicazione era spesso impossibile per mesi a causa dei lunghi e freddi inverni, poiché una frana, la neve o il ghiaccio bastavano a isolare paesi e comunità rendendole ancora più distanti e diverse.
E' nelle quotidiane riunioni serali, al calore delle stalle, che nascevano i racconti, le storie, le melodie improvvisate.
Quando poi la stagione migliorava, le persone finalmente potevano tornare a muoversi, a incontrarsi, riprendevano a circolare le comunicazioni e le possibilità di scambio e conoscenza. Così, tutto quel patrimonio che si era via via accumulato di giorno in giorno, elaborato spontaneamente, era ora partecipato e condiviso in tutte le occasioni sociali che la bella stagione poteva offrire.
Ritroviamo in questi canti alcune caratteristiche che li accomunano costantemente: il tema della durezza della vita nelle valli e al tempo stesso lo splendore del paesaggio e della natura, capace di suscitare pensieri e riflessioni profonde nell'animo di chi sa guardarsi intorno con occhi attenti e capaci di stupirsi.
Nel percorso alla scoperta del volto femminile dell'Arte, propongo oggi l'ascolto di due realtà musicali assai interessanti in un panorama artistico, quello dei cori di montagna e più ampiamente di tradizione popolare, che vede sempre più il formarsi di organici tutti al femminile.
In particolare mi riferisco ai cori Plinius e al Coro Femminile Col di Lana (rimando le letture biografiche ai loro siti personali segnalati in fondo all'articolo), le cui storie si intrecciano con quella del Maestro Bepi De Marzi, fondatore e direttore del Coro I Crodaioli (letteralmente: arrampicatori delle crode, guglie rocciose), considerato tra i più importanti compositori, insieme ad esempio a Marco Maiero, di canti d'autore di ispirazione popolare.
I testi delle sue composizioni, nonché la musica, hanno infatti trovato da sempre origine, luce e linfa nei colori della sua terra e nelle storie di montagna, riprendendo temi e armonie simili a quelle tracce musicali arcaiche più sopra menzionate.
E' bella l'esperienza del coro, cantare insieme significa condividere fatica e passioni, oltre che interpretare lo spirito e la tradizione di un canto; occorre mettersi all'unisono con gli altri appianando le differenze vocali e dando spazio ad ognuno, consolidando e fortificando amicizie.
Le voci femminili, a mio parere, riescono a dare, nel caso dei canti di montagna, un'immagine forse più dolce e genuina delle storie narrate, basti pensare ad esempio a quel rapporto stretto che da sempre ha caratterizzato il duro lavoro delle donne in terre così aspre, che svelano paesaggi incantevoli e con i quali s'intrecciano profondi sentimenti.

"So dove l'erba nasconde la rugiada, so dove i grilli accordano i violini; so dove il vento si ferma quando trema, so dove nasce la voglia di cantare. Ma dove l'erba tiene la rugiada, ma dove i grilli suonano i violini, è dove il vento tace quando trema, è dove il vento preme per cantare. So dove l'erba nasconde la rugiada, so dove i grilli accordano i violini, è dove nasce la voglia di cantare."
Suggestiva è la versione di questa composizione di Bepi De Marzi, intitolata "Cantare", che possiamo ascoltare su youtube eseguita dal coro Plinius.
Una dolce elegia che ha la capacità di scendere nel profondo del nostro cuore, fino ad animare il desiderio intenso di sentirsi parte integrante della natura in un tutt'uno con l'universo, alla ricerca costante di ciò che più ci rasserena e ci pacifica.
La composizione, abbastanza simile nel ritmo ad altre dello stesso autore, si pone però in maniera originale per i ripetuti cambi di tonalità che contribuiscono a renderla particolarmente emozionante.

Un altro gioiello di poesia in musica dal titolo "Dormono le rose", sempre di De Marzi, questa volta nella versione del Coro Femminile Col di Lana, ci fa cogliere nello spazio di pochi minuti un mondo di sensazioni ed emozioni struggenti che, le voci femminili, per la loro particolare dolcezza, sanno evocare in maniera immediata.
" Chiudo nel silenzio questa primavera. Tienimi la mano e lascia la stagione. Quando canterai non fermare il suono : l'eco non risponde dentro il cuore vuoto.
Cerca le parole della poesia, cerca la memoria dei giorni innamorati. Quando canterai non fermare il suono : l'eco sa capire quando piange il cuore.
Dormono le rose bianche nella siepe della tua casa ; il profumo si confonde nel sospiro della Valle".


Alla fine di questo brevissimo percorso di ascolto al femminile, non si può non parlare di un canto senza tempo "Signore delle cime", composto circa cinquant'anni fa sempre da Bepi De Marzi e considerato ormai il simbolo dei canti di montagna, poiché entrato nei repertori di tutti i cori, pur non appartenendo all'autentico repertorio di autori ignoti.
Il canto ha origine, infatti, nel 1958 in occasione della commemorazione della morte avvenuta anni prima in montagna di un giovane studente dell'Università di Padova.
Il brano è divenuto un successo mondiale, tradotto in centotrentaquattro lingue e adattato per le più diverse esecuzioni vocali e strumentali.
Lo ascoltiamo, sempre su youtube, nell'esecuzione del coro Plinius insieme ai Crodaioli. E' un pezzo di rara suggestione, un canto (o meglio una preghiera, preferisce chiamarla De Marzi) bello, ispirato, intriso di speranza e fede.
Per certi aspetti anche innovativo, poiché per la prima volta, nella tradizione popolare montana di quegli anni, la dolcezza delle parole ricordava la morte di un amico, uscendo dal genere dei testi evocativi ed enfatici della guerra.
"Dio del cielo, Signore delle cime, un nostro amico hai chiesto alla montagna. Ma ti preghiamo, su nel Paradiso lascialo andare per le tue montagne.
Santa Maria,Signora della neve, copri col bianco, soffice mantello, il nostro amico, il nostro fratello. Su nel Paradiso lascialo andare per le tue montagne".


Difficile non cedere al fascino di questi brani, e se è vero, come più volte ho affermato in altri articoli, che la musica riesce a produrre in noi cambiamenti emotivi profondi, ciò accade perché essa è in grado di toccare e smuovere corde vitali della nostra interiorità.
La forza di questi canti risiede nella capacità di riuscire a parlarci intimamente, con semplicità e autenticità, restituendoci e facendo emergere emozioni e sentimenti capaci di fluire e scorrere come acqua di limpida fonte.

http://www.coriasac.it/coldilana/index.html sito Coro Femminile Col di Lana

http://coroplinius.blogspot.it/p/curriculum.html sito Coro Plinius

http://www.youtube.com/watch?v=wnOqjJ5rpiI Coro Plinius "Cantare"

http://www.francescabrusapasque.net/CONTAR_VIOLETA_%20PARRA.html Coro Femminile Col di Lana "Dormono le rose"

http://www.youtube.com/watch?v=P2j-w6lLhj4 Coro Plinius "Signore delle cime"

Paola Marino
(13 maggio 2013)

commons Alcuni diritti riservati
.