Musica
MUSICA
Incontro con Beatrice Campodonico
Attenta promotrice e sostenitrice della musica contemporanea, studiosa e sensibile divulgatrice delle opere di compositrici donne, docente, direttrice
di coro e compositrice a sua volta. E' il ritratto di Beatrice Campodonico, musicista poliedrica ed originale, le cui
composizioni sono state eseguite in molte città italiane ed estere, con cui scambiamo quattro chiacchiere per comprendere cosa si cela dietro un processo creativo.
SESTO SAN GIOVANNI - Beatrice Campodonico, musicista-compositrice, si forma sulla scena artistica milanese. Diplomatasi in composizione con V. Fellegara
a Bergamo, e in Musica e Canto Corale presso il Conservatorio di Verona, prosegue il proprio cammino di formazione e perfezionamento studiando
con grandi Maestri quali Angelo Paccagnini, Boris Porena, Ada Gentile, Franco Donatoni, Mino Bordignon.
Alla sua attività di compositrice affianca da subito quelle di docente, Direttrice di Coro e di solerte promotrice e sostenitrice della musica contemporanea, con grande
attenzione rivolta alle compositrici donne.
Dal 1988 ha rivestito ruoli importanti in diverse associazioni dedite alla musica contemporanea e molta della sua produzione musicale, che comprende prevalentemente
musica solistica e da camera per svariati organici, è stata eseguita in numerose città italiane ed estere nell'ambito di importanti manifestazioni.
Buona parte dei brani è stata espressamente richiesta dagli esecutori e da loro stessi eseguita e diffusa. Ha inoltre curato diverse rassegne dedicate alle compositrici italiane.
Grazie alle parole e alle riflessioni di Beatrice Campodonico, proviamo ad entrare nel mondo complesso della composizione contemporanea, per comprendere più
da vicino cosa si cela dietro ad un processo creativo artistico.
Desidero iniziare subito con una domanda che apre uno sguardo sul presente e sul futuro imminente. Che cosa hai in progetto in questo periodo?
BC:E' un momento di riordino e sistemazione, di collocazione di quanto fatto fino ad ora.
Dopo aver cresciuto due splendide figlie (una di venti anni e una di sedici) ora sono riuscita a riappropriarmi del mio tempo.
E' appena uscito, ad esempio, l'ultimo CD contenente un mio brano per arpa intitolato Evanescente.
Per il futuro prossimo ci sono già diverse date: una prima esecuzione assoluta in marzo, una conferenza sulle compositrici in aprile e varie altre attività legate
sia al Conservatorio di Milano (dove insegno dal 2011) sia alla mia attività di compositrice.
Mi piacerebbe conoscere qual è stato il tuo primo approccio alla composizione: quando hai deciso di volerti dedicare a comporre, se c'è
stato qualcosa in particolare (un evento, la figura di un maestro.) che ti ha fatto scattare l'interesse e la curiosità spingendoti all'esplorazione di
questo complesso ambito musicale?
BC:Appena iniziai a studiare pianoforte, poco più che adolescente, mi divertivo a trasformare e trasportare in altre tonalità i brani che studiavo.
Fu così che più avanti, dopo il liceo, incuriosita dalla novità, m'iscrissi in Conservatorio a Milano alla classe di Composizione Musica Elettronica, allora
diretta da Angelo Paccagnini, uno fra i più illustri esperti in questo settore, il quale - notata la mia predisposizione compositiva - mi consigliò di iscrivermi a Composizione.
E così feci: terminati gli studi di Composizione Musica Elettronica, iniziai Composizione presso l'Istituto Musicale Pareggiato "G. Donizetti" di Bergamo, dove
insegnava Vittorio Fellegara, altro importante maestro, con il quale poi mi sono diplomata.
Studiando a Bergamo, ho avuto il privilegio di ascoltare tutto quanto andavo componendo: una grande fortuna che mi ha aiutato moltissimo nella mia crescita e formazione musicale.
Se dovessi definire la tua musica, a patto che abbia un senso dare una definizione di una propria creazione artistica, come potresti spiegare le tue
composizioni a chi le ascolta per la prima volta?
BC:Forse potrei definirla "a programma" o "descrittiva", in quanto (come talvolta accade nella musica contemporanea) spesso faccio riferimenti ad eventi, situazioni,
scritti extra musicali che sollecitano la mia immaginazione e creatività.
La titolazione dei miei brani ha sempre una grande importanza, poiché molto spesso indica il punto di partenza o quanto ho voluto "rappresentare" musicalmente.
Ci sono compositori che hai ascoltato e che, forse nel tuo passato compositivo iniziale, sono stati fonte d'ispirazione?
Anche oggi hai dei riferimenti musicali particolari oppure no?
BC:Non ho riferimenti di autori o autrici del presente e del passato privilegiati, certo le influenze ci sono anche perché vivo e sono immersa nel mio tempo.
Ho fatto un percorso di studi molto tradizionale e accademico, e di questo sono molto contenta perché sento oggi di avere una preparazione solida.
Amo e ascolto tutta la musica ben fatta, indipendentemente dai generi, ovviamente però prediligo quella colta attuale perché la sento più vicina e in linea con il mio linguaggio.
La mia scrittura ha preso da molti, e come spesso succede quando si studia, ogni autore che andavo via via scoprendo era fonte d'ispirazione.
Direi meglio che l'analisi per me ha sempre avuto lo scopo di "appropriazione dei trucchi del mestiere", così come anche l'ascolto.
Quando scrivi un brano, hai mai pensato di dovere cercare un equilibrio tra tradizione e innovazione? Componi pensando ad una possibile comunicazione con i fruitori della tua musica?
BC:Posso dire che sono sicuramente i miei due punti fermi. Il riferimento al passato è doveroso per evitare anche la banalità, al contempo
però bisogna guardare avanti e cercare di utilizzare il pensiero del passato e attualizzarlo.
Un esempio a mio parere perfetto di questa mediazione è Luciano Berio.
In quest'ultimo periodo ho proprio lavorato su musiche del passato (Beethoven, Liszt) rielaborandole con due brani per pianoforte: il primo Allegretto - recentemente
oggetto della tesi/concerto di secondo livello di pianoforte di Eugenia Canale e che sarà inciso nei prossimi giorni - il secondo Dejà Vu sul "Sogno d'amore" di Liszt.
Penso che nel percorso di un artista ci sia sempre il desiderio di aprire nuovi punti di vista, altre prospettive per sé e per gli altri. Oggi come si sta muovendo la composizione musicale?
BC:Anche se stiamo vivendo un periodo veramente buio per la cultura, dovuto alla grande crisi economica che ha tagliato in modo devastante tutte le risorse,
vedo che comunque un po' di movimento esiste.
Si cerca di sopravvivere, devo però denunciare che poco o quasi nulla si fa per la diffusione della musica contemporanea a livello istituzionale e, come sempre, è
solo attraverso "il volontariato" che si cerca di mantenere vivo l'interesse e le varie attività (concerti, conferenze, manifestazioni di diverso genere).
Per questa ragione, faccio parte di più associazioni musicali (SIMC, Suonodonne, Centro Musica Contemporanea, Magistrae Musicae) che hanno fra i vari obiettivi
quello del sostegno e della diffusione della produzione attuale.
Solo con l'unione si può essere più incisivi e sostenere la cultura musicale del nostro Paese.
E' possibile, come lo è stato per il passato, parlare ancora di generi musicali, di forme compositive, di linguaggi?
BC:Non propriamente come lo è stato nel passato, poiché molto spesso i vari generi si mescolano e queste operazioni sono chiamate "contaminazioni".
Le forme musicali continuano ad esistere, anche se non sempre si può fare riferimento alle forme classiche del passato; la forma va ricercata, se non dichiarata
apertamente dall'autore/trice, in ogni composizione.
Grazie, Beatrice. Invito i lettori ad approfondire la biografia dell'autrice e a seguire tutte le iniziative sul suo sito personale:
www.beatricecampodonico.com
In alto nelle foto, Beatrice Campodonico in alcuni progetti musicali.
Paola Marino
(20 dicembre 2013)
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