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L'amore femminile e il suo mistero
Tra tutti gli esseri che nelle varie cosmogonie riempiono il creato, particolare rilievo ha sempre avuto la figura femminile, sia
perché portatrice di vita, sia perché, in quanto tale, strumento attraverso cui si manifesta il divino. Il culto della Dea Madre, il matriarcato, il culto
mariano, sono tutti esempi di quanto sia stata importante la donna quale cardine di una psicologia collettiva.
BRESSO - Dire oggi che l'uomo sia sostanzialmente unità nelle sue dimensioni fisica e psichica sarebbe come esprimere una tautologia.
Non lo era fino a qualche tempo fa quando corpo e mente erano considerati autonomi e svincolati da una qualsiasi interconnessione. Ma la concezione olistica
dell'universo sta ritornando, sulle orme delle grandi filosofie orientali e di quelle dell'antica Grecia, e dopo la frammentazione del sapere scientifico avvenuta
nel passato a permeare ogni ambito. Secondo gli esiti delle ricerche più all'avanguardia, oggi possiamo quasi dire che il corpo è uno strumento della mente.
Benché conviventi, tuttavia, ognuna delle due dimensioni ha sempre avuto, in ottica evoluzionistica e di sopravvivenza, le proprie necessità.
Se è abbastanza facile supporre quali siano quelle del corpo, non lo è altrettanto per quelle della psiche, tanto perché ogni uomo ne ha delle singolari, che dipendono
dal vissuto individuale, quanto perché ogni epoca ed ogni contesto ne generano delle specifiche.
Si può comunque affermare che alcune necessità della psiche sono coeve all'uomo, perché da esse dipende l'equilibrio psico-dinamico dell'individuo, anzi
di tutta la collettività, in assenza del quale l'esistenza sarebbe quanto meno problematica.
Una di queste è senz'altro la necessità di dare una spiegazione il più possibile razionale a tutto l'esperibile. E laddove, inevitabilmente, la ragione soccombe
perché arriva al limite oltre il quale non può più darsi, procedere trascendendo nell'irrazionale.
La ragione deve necessariamente, per mantenere l'equilibrio, ammettere il trascendente, ciò che sta oltre l'immanente. E' questo il meccanismo che ha
portato all'elaborazione di tutte le cosmogonie del passato, il cui elemento irrazionale era costituito dal mito, che poteva anche scaturire da una
realtà di fatto, e di tutte le più moderne teorie scientifiche, le quali pur avvalendosi di una maggiore conoscenza e pur affrancandosi dall'elemento mitico, sconfinano
inevitabilmente nel trascendente.
Potendo dare uno sguardo a tutte le concezioni cosmogoniche, ci si accorgerebbe naturalmente di tutta una serie di diversità, ma anche che il principio
generale che le informa e secondo cui scaturisce tutto il reale è identico: la contrapposizione degli opposti porta al movimento, e quindi alla creazione
e al dissolvimento di tutte le forme esistenti. Cielo-Terra, Aria calda-Aria fredda, Buio-Luce sono esempi tipici di alcune coppie dalle quali, attraverso il
meccanismo di attrazione-repulsione, nascerebbe tutto il reale.
Così le moderne teorie fisiche si rifanno al diverso livello energetico delle particelle subatomiche per spiegare il movimento.
Tra tutti gli esseri che nelle varie cosmogonie riempiono il creato particolare rilievo ha sempre avuto la figura femminile, sia perché portatrice di vita, sia
perché, in quanto tale, strumento attraverso cui si manifesta il divino.
Essendo la vita prerogativa di un essere superiore, senza il mezzo che la porta a compimento, il divino, il "deus ex machina" dell'universo, non può pienamente manifestarsi.
L'epifania totale del divino, senza con ciò esaurirsi con essa, non può avvenire quindi se manca la figura femminile, che perciò si configura anche come elemento
imprescindibile per arrivare alla piena comprensione di esso.
Nella cosmogonia giudaico-cristiana, per esempio, dopo aver creato tutto il resto, Dio per ultimo crea la donna, perché, evidentemente, senza di essa non avrebbe
potuto apparire in tutta la sua grandezza. La figura femminile è sempre stata identificata con quell'elemento che accoglie il principio generante e che lo
moltiplica, e poiché la vita è dono divino e dono d'amore, la figura femminile non può che essere portatrice di quell'amore che discende dall'alto.
Il culto della "Dea madre", il matriarcato, il culto mariano, sono tutti esempi di quanto sia stata importante, e lo è ancora, la figura femminile quale cardine di
una psicologia collettiva.
Potendo prescindere da tutte le componenti mitiche delle varie cosmogonie e da tutte le ipotesi e le conoscenze scientifiche, rimane il fatto di
quanto la vita sia ancora un mistero, di quanto la donna abbia un ruolo fondamentale in tale mistero e di quanto essa sia portatrice di quell'amore
che permette il realizzarsi di questo mistero.
Non è forse vero che nella donna troviamo la sintesi delle diverse modalità di esplicazione dell'amore, così suddivise dagli antichi greci?
Lo storghé cioè l'amore familiare, la philia, l'amore fraterno, l'amicizia, l'eros, la passione e il desiderio, e soprattutto l'agape, l'amore
che non può nascondersi, che si dà senza aspettarsi nulla in cambio, quello che una donna dà alla vita che porta in grembo.
Nel giusto equilibrio di questi gradi dell'amore c'è la piena manifestazione del divino e quindi anche la strada verso la sua conoscenza.
In alto, particolare de "La Gioconda" di Leonardo Da Vinci
Pietro Luciano Belcastro
(30 aprile 2012)
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